Fine agosto, code al rientro e primi bilanci. Per il turismo la crisi c’è o non c’è? E dove sono andati gli italiani, per i quali i viaggi sembrano irrinunciabili? Lo chiediamo a Marco Ficarra, ad di Blu Holding, il primo gruppo integrato del turismo in Italia, con un miliardo di fatturato e una rete commerciale di 800 agenzie, oltre il 10% della distribuzione nazionale. «Si avverte un calo limitato - risponde - ma complessivamente non si può dire che il mercato vada male. Ci sono, piuttosto, dei comportamenti che si vanno consolidando».
Quali?
«Si prenota sotto data. Ma i consumatori sono anche attenti alle offerte per le prenotazioni anticipate. Insomma: o molto prima, o a ridosso».
Ma c’è stato calo?
«Leggero, tra il 5 e il 10% riferito alle vendite di pacchetti di viaggio in agenzia».
Quali le destinazioni preferite, quest’anno?
«É andato bene il lungo raggio, con una crescita dei tour organizzati verso Nord e Sud America, Caraibi, Australia e Nuova Zelanda. In flessione l’Oriente. Poi, in difficoltà le Baleari, buona dinamica dell’Egitto».
E la Grecia? La crisi è servita ad abbassare i prezzi?
«É in forte affanno, anche se con prezzi ridotti. Sono in calo sia i fatturati che i turisti. Nel Mediterraneo le sono state preferite anche Tunisia e Turchia. In Italia Sicilia e Sardegna hanno tenuto, non senza fatica. Stazionarie le crociere».
Su 100 italiani in vacanza ad agosto, quanti sono rimasti in Italia?
«Oltre il 20%. L’Italia rimane la nostra prima destinazione turistica. Il calo è lieve, un paio di punti percentuali. Molti hanno evitato le settimane centrali d’agosto scegliendo la prima e l’ultima. Anche questa è una tendenza nuova».
Poche settimane fa è stato dichiarato il fallimento dei Viaggi del Ventaglio. Questa o altre crisi aziendali hanno avuto ripercussioni sulla stagione?
«L’esito della vicenda Ventaglio era scontato. Rispetto all’anno scorso - quando molti turisti rimasero coinvolti nei default di Eurotravel, di Teorema e di altri operatori più piccoli - direi che quest’anno è andata bene. Alcune campagne pubblicitarie, tra cui la nostra, hanno puntato molto sul fattore affidabilità e sicurezza».
L’industria del turismo ha margini bassi, è frammentata e poco capitalizzata. A periodi riemergono voci sull’interesse per l’Italia di gruppi stranieri: si andrà verso nuovi assetti?
«Il consolidamento intorno alle realtà più grandi è inevitabile, con un’integrazione verticale che aumenti la catena del valore: tour operator, agenzie, operatori diretti».
É il vostro modello.
«Sì. Il nostro tour operator, Going, è integrato con le nostre agenzie e c’è un ottimo contributo reciproco. Anche i big europei, come la tedesca Tui o la britannica Thomas Cook, sono integrati verticalmente: fabbricano prodotti qualificati e hanno più possibilità di venderli».
Ma la verticalizzazione non è fattore di rigidità?
«É più rischioso possedere strutture senza il controllo della distribuzione. È una rigidità essere monomarchio».
Il vostro gruppo fattura un miliardo: qual è la proporzione nei diversi business?
«Un terzo è business travel, con il marchio Cisalpina. Due terzi è turismo: pacchetti, biglietti aerei, traghetti venduti attraverso agenzie e Internet. Il tour operator Going, attivo con villaggi in Europa, Africa e Nord Africa, fattura circa 100 milioni e viene venduto solo dalla nostra rete di agenzie, Bluvacanze e Cisalpina Vivere&Viaggiare».
FONTE: http://www.ilgiornale.it
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