giovedì 30 giugno 2011

Estate 2011: turismo enogastronomico batte Città d'Arte

Italia migliore destinazione enoturistica al mondo per la stampa estera. Ricerca Piepoli per Frescobaldi, in occasione della presentazione della nuova cantina "L'Ammiraglia" progettata da Nathalie e Piero Sartogo.

Marchesi de' Frescobaldi ha presentato oggi a Milano la nuova Tenuta dell'Ammiraglia, con la cantina progettata e realizzata da Piero e Nathalie Sartogo a Magliano in Maremma. Madrina d'eccezione la bellissima Martina Stella che, con Lamberto Frescobaldi, ha firmato una speciale bottiglia da 18 litri del vino Ammiraglia.
Una cantina pensata per la produzione di vini e la valorizzazione del territorio nel pieno rispetto del paesaggio, capace di attrarre appassionati di vino e turisti, e contribuire allo sviluppo dell'enoturismo italiano. Attività quest'ultima che, secondo una ricerca su stampa estera dell'Osservatorio giornalistico internazionale Nathan il Saggio, promossa da Marchesi de' Frescobaldi, posiziona l'Italia al primo posto nel mondo con un indice INDMQ (indice qualitativo di immagine che riassume numericamente il giudizio espresso dalla stampa estera) pari a 45,15%. "Con 1,2 milioni di aziende vinicole e un ricavato dall'enoturismo di circa tre miliardi di euro, il settore vinicolo in Italia occupa una posizione primaria nel panorama economico nazionale. La regione più visitata per enoturismo è la Toscana, seguita dal Piemonte e dal Veneto" (Der Standard, Thesy Kness Bastaroli).
"L'Enoturismo ha il vento in poppa" titola il quotidiano francese Le Point in un recente articolo, mentre Le Figaro ammette "Il vigneto è il nuovo paradiso dei turisti, la Francia è, però, indietro rispetto all'Italia". Infatti, la ricerca, condotta su oltre 100 testate internazionali per un totale di oltre 250.000 articoli monitorati dal 1 gennaio 2010 al 15 giugno 2011, pone al secondo posto i cugini d'oltralpe (43,20%) e terzi, a sorpresa, gli Stati Uniti (41,65%). Quarta e quinta piazza parlano spagnolo con la Spagna (40,10%) e l'Argentina (38,25%). Sesto il Portogallo (35,70%), seguito dall'Australia (32,45%) e l'emergente Sud Africa (29,50%). Chiudono la classifica, la Germania (26,80%) e il Cile (25%).
Tra le regioni italiane, per la stampa estera è la Toscana la capofila (65,30%), seguita da Piemonte (62,80%) e Veneto (60%15). Prima tra le regioni del sud, la Sicilia, quarta (57,40%). Il Friuli Venezia Giulia (53,20%) è al sesto posto, chiudono la top ten Sardegna (50,10%), Emilia Romagna (46,75%), Lombardia (42,60%), Trentino Alto Adige (40,35%) e Marche (37,90%).
Il turismo enogastronomico batte quello artistico: il 44% degli italiani pone in cima alla lista dei propri desideri la scoperta di nuovi vini e cibi durante le proprie vacanze e solo il 25% pensa alla visita di una città d'arte. E' questo il quadro che emerge dalla ricerca Estate 2011, il turismo d'élite e l'enoturismo, promossa da Marchesi de' Frescobaldi e condotta dall'Istituto Piepoli su un campione di 306 persone di reddito medio-alto, tra i 25 e 55 anni.
Il 99% degli intervistati si dichiara attento alla qualità delle vacanze e la ricerca soprattutto nell'alloggio (36%) e nel programma (35%), mentre luogo (19%) e costi (7%) ricevono un'attenzione inferiore. Se per l'alloggio è l'albergo a confermarsi la scelta preferita con il 70% delle indicazioni, nel programma è la scoperta di nuovi sapori (vini, piatti tipici) a registrare i maggiori consensi (44%) da parte degli intervistati, seguita dalla volontà di visitare una città d'arte (25%) e l'immersione nella natura (15%).
A proposito di scoperte, l'85% del campione dichiara di essere interessato a visitare una tenuta vitivinicola, in particolare, per degustare cibo sano e di qualità (65%), degustare vini sani e di qualità (57%), visitare il territorio e i borghi circostanti (49%), per poter osservare la produzione del vino (25%) e godersi la natura (25%). Infine, il 95% degli intervistati è concorde nell'affermare che i vini sono un ottimo volano per la promozione del territorio.
La Tenuta dell'Ammiraglia di Magliano in Toscana, nel cuore della Maremma, è nata dal progetto degli architetti Piero e Nathalie Sartogo e rappresenta uno dei migliori esempi di innovazione e tecnologia nel pieno rispetto della natura.
"La cantina dell'Ammiraglia racchiude la tradizione secolare della nostra famiglia e al contempo lo spirito di innovazione enologica che da sempre portiamo avanti - dichiara Lamberto Frescobaldi, vice presidente del gruppo Frescobaldi - questa Tenuta è una scelta che risponde a esigenze di tipo ambientale oltre che qualitativo. Nasce dalla cura del dettaglio e dall'idea che ci ha ispirato, l'uso della miglior tecnica possibile, senza eccessi, con il solo obiettivo della massima qualità. Una cantina per vinificare e accogliere appassionati. Nella nostra Tenuta produciamo tre tipologie di vini: da uve Syrah in purezza l'Ammiraglia Maremma Toscana, un Morellino di Scansano, Il Pietraregia dell'Ammiraglia, e a completare la gamma il Terre More, ottenuto da un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Syrah".
"Un lembo di terra è stato sollevato per aprire una sottile e longilinea fessura nel declivio naturale del terreno" - così l'architetto Piero Sartogo descrive l'idea alla base dell'opera. Le eleganti linee architettoniche coniugano estetica e funzionalità. Come una grande ala di gabbiano l'edificio si protende verso sud e verso il mare.
"La cantina dell'Ammiraglia racchiude storia, tradizione e artigianalità al servizio della modernità e della funzionalità - ha continuato Nathalie Sartogo - Interpreta i principi dell'eco-sostenibilità, facilita l'abbattimento energetico e ha risolto il problema della sottrazione di terreno che le nuove costruzioni normalmente implicano, trasferendo quanto scavato per le fondazioni sul piano di copertura. Fiori e piante officinali infine, sono state piantate sul tetto della cantina, per contribuire alla perfetta integrazione nell'ambiente circostante e creare naturalmente il microclima ideale nella sottostante cantina".
L'azienda Marchesi de' Frescobaldi, opera nel campo vitivinicolo da 700 anni. I suoi prodotti sono attestati nella fascia alta dei vini di pregio e coniuga tradizione e innovazione, credendo nel rispetto del territorio e nella valorizzazione delle uve dei propri vigneti. L'azienda toscana è conosciuta nel mondo per le sue quattro tenute storiche: Castello di Nipozzano, Castello di Pomino, Castel Giocondo, Tenuta di Castiglioni. Negli ultimi 10 anni la cifra d'affari del Gruppo Frescobaldi è più che triplicata. Nonostante la difficile fase congiunturale nel mondo del vino nei primi anni Duemila, il fatturato del Gruppo non ha subito delle flessioni rilevanti: è cresciuto fino ad attestarsi nel 2010 a 79.6 milioni di €.

martedì 28 giugno 2011

LA TOP 10 DEI CASTELLI HOTEL DA NON PERDERE IN ITALIA

Ospiti di un castello per sentirsi in vacanza come principi e re. Sono soprattutto in Toscana i manieri trasformati in albergo, ma nella Top 10 stilata dal sito di recensioni di viaggio TripAdvisor, compaiono anche Umbria, Abruzzo, Lazio, Liguria e Lombardia.

Al primo posto figura Castelletto di Montebenichi, a Bucine, in provincia di Arezzo: un hotel in perfetto stile medievale di grande comfort adagiato nell’abbraccio dei più suggestivi uliveti e vigneti della zona del Chianti, circondato dall’incantevole paesaggio della campagna toscana. Il numero due e' ancora in Toscana ma nel senese: il Castello di Spaltenna a Gaiole in Chianti, circondato da distese di vigneti e boschi, affacciato su una splendida vallata costellata da antiche abbazie e borghi medievali.

Al terzo posto il Castello Chiola Hotel, a Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, edificato nell’864 sulla sommità della collina che circonda il borgo antico di Loreto Aprutino. Ristrutturato su iniziativa dell'Intendenza delle Belle Arti e della Comunità Europea, il Castello Chiola conquista con il fascino discreto dei suoi ambienti eleganti, impreziositi dalle opere d'arte dei maestri abruzzesi.
A seguire nella classifica troviamo il Castello di Tornano, ancora a Gaiole in Chianti: abbarbicato tra le colline nel cuore del caratteristico territorio del Chianti, racconta gli intrighi, le battaglie e le avventure che hanno caratterizzato la storia dell’edificio, finemente ristrutturato nel rispetto dei canoni medievali.
Il quinto classificato e' il Castello di Gargonza in Val di Chiana, a Monte San Savino, un villaggio fortificato del 1200 di cui fu ospite Dante Alighieri: oggi si trovano belle camere e spazi ampi e una grande piscina panoramica.

In Liguria e precisamente a Sestri Levante, si trova il Grand Hotel dei Castelli, dove il verde della vegetazione mediterranea si fonde con i colori del suggestivo Golfo del Tigullio. La sua atmosfera tipicamente medievale dà l’impressione di fare un salto in un’altra epoca. Finemente decorate, le cinquanta stanze del Grand Hotel sono ideali per un week-end romantico.
In settima posizione e' il Castello dell’Oscano, e Cenerente in provincia di Perugia, che grazie alla sua atmosfera unica di arte e cultura, è un luogo ideale per un week-end da ricordare. Accanto al Castello si affaccia Villa Ada, una raffinata residenza del periodo tardo vittoriano, arredata con eleganza e grazia e caratterizzata da pavimenti in cotto e rilassanti colori neutri.
Dietro nella graduatoria la Residenza Santo Spirito di Palazzo Guadagni a Firenze, uno tra gli edifici più raffinati del centro storico della citta', nell’area dell’Oltrarno,impreziosito da una loggia trasformata in un terrazza con giardino, con una splendida vista sulle colline e sulla città.

In Lombardia e' invece la Residenza Castello Belvedere, a Desenzano del Garda: la torre che sovrasta la collina, l’antico portale e la costruzione del 18esimo secolo dominano il Lago di Garda e il Parco Naturale. La struttura originaria della Villa è stata ben conservata, e il suo cortile interno è stato convertito in diversi appartamenti.
Infine, nel Lazio, si trova il Castello Orsini, a Nerola a pochi chilometri dalla capitale: un suggestivo hotel che combina la sua bellezza architettonica con un’atmosfera ancora avvolta nel mistero del Medioevo. Le camere sono uniche nel loro stile, come pure l’arredamento e il suggestivo panorama, che spazia dal castello alla Valle del Tevere.

Prato, ippovie metropolitane Il turismo slow va a "cavallo"

Itinerari all'insegna del rispetto dell'ambiente: 180 chilometri di pista percorribile a cavallo, in mountain bike ed a piedi

Un progetto di promozione del territorio che punta a nuove opportunità di sviluppo turistico grazie alla realizzazione di un percorso fruibile a cavallo, ma anche a piedi o in mountan-bike. E' il progetto Ippovia, che si inserisce nell'ambito della Rete Escusionistica Toscana (RET), e che è stato presentato nei giorni scorsi dalla Provincia di Prato. Undicimila gli ettari di superficie sui quali si distende il Sistema provinciale delle aree protette, un vero e proprio polmone verde che occupa complessivamente più del trenta per cento dell'intero territorio, offre un importante possibilità di sviluppo del turismo rurale ed equestre: questa l'opportunità promossa dal territorio pratese. In questa direzione si muove il progetto Ippovie, che punta non solo allo sviluppo di un turismo verde e responsabile ma offre anche opportunità di nuove economie.

Si tratta di una rete di circa 180 chilometri che attraversa tutto il territorio pratese da nord a sud e si inserisce, con più punti di collegamento, nel circuito delle ippovie di area metropolitana (San Jacopo, pistoiese, e anello del Rinascimento, fiorentina). ” La promozione turistica, che partirà in autunno per essere operativa a partire dalla prossima stagione - ha fatto sapere l'assessore Antonio Napolitano - permetterà di conoscere i tracciati e le ubicazioni dei servizi a disposizione dei cavalli (ricoveri e abbeveratoi) e delle persone. Il percorso, già praticabile, è stato realizzato per una parte lungo i sentieri del Cai esistenti, mentre la novità è la percorribilità lungo gli argini dei fiumi, come l'Ombrone, che consente di attraversare la piana e di congiungersi con il Montalbano partendo da Javello".


Punto di attrazione dei percorsi la forte presenza sul territorio provinciale di un paesaggio rurale autentico e integro, con un'alta qualità dell'ambiente e dei luoghi e la ricca presenza di diverse aree protette. Elementi, che insieme alle ottime produzioni agroalimentari, sono in grado di offrire una valida occasione per i diversi target di turisti 'rurali'. Il Progetto Ippovie Prato, collocandosi in un progetto più ampio di rete di ippovie toscane e di area metropolitana, rappresenta senza dubbio un’opportunità di crescita per il territorio provinciale, sia in termini socio economici che in termini di flussi turistici. L’ippovia e i servizi ad esso strettamente connessi favoriscono lo sviluppo del turismo equestre, una pratica dell’equitazione non competitiva che si combina con l’esplorazione del territorio, favorisce un viaggiare lento a contatto con la natura e l’ambiente e rappresenta un mercato emergente, che può essere uno valido strumento di valorizzazione del territorio all’insegna della sostenibilità, poiché rispetta l’ambiente. Ma non solo. Accanto al recupero di antichi mestieri e l’utilizzo e la cura di sentieri rurali, favorisce, attraverso un’esplorazione “lenta” del territorio, le tradizioni gastronomiche e i prodotti tipici. Ad oggi l’equiturismo non rappresenta più solo una piccola nicchia di mercato elitaria, ma è diventata una vera forma di impiego del tempo per fasce di utenti sempre più ampie. Un ritorno alle tradizioni quindi, il cavallo non più utilizzato solo per fare sport ma per viaggiare da un punto all'altro, come partner del percorso di riscoperta della natura. In Europa esistono già due importanti casi di successo di offerta integrata di turismo equestre. Il primo sistema è rappresentato dall’Irlanda ed è già pienamente operativo; il secondo si trova in Italia ed è rappresentato dalla regione Abruzzo.

Il progetto pratese guarda al modello irlandese che ha saputo mettere in relazione iniziative pubbliche e private creando un prodotto turistico che ha trasformato la cultura del cavallo del territorio in un sistema di offerta all season capace di generare valore e reddito. La strategia di promozione e di valorizzazione dei percorsi turistici a cavallo, in sinergia con le politiche promozionali regionali e di area metropolitana, si occuperà di produrre materiale turistico cartaceo e digitale da rendere fruibile anche su internet ma si affiderà anche alle nuove tecnologie da applicare alla comunicazione mobile. Si punterà inoltre anche alla creazione di occasioni per eventi promozionali e la formazione di pacchetti turistici mirati con importanti le ricadute sul territorio.

NUOVI TREND: VACANZE CREATIVE E VIAGGI PER GAY

Sono 17 milioni gli utenti che cercano online la vacanza: Italia e mare tra le mete preferite, ma sono il turismo creativo e gay a guidare i trend del 2011. Lo rivela l'Osservatorio Integrato dei Viaggi e del Turismo di Amadeus Italia, in collaborazione con Google Italy, che ha analizzato preferenze e comportamenti degli italiani per la stagione estiva 2011. Il turismo di nuova generazione, che in Italia conta gia' circa 50.000 appassionati, e' quello, ad esempio, delle famiglie che frequentano laboratori di ceramica o di cucina, delle orchestre e dei cori universitari che realizzano tour in tutta Europa, degli amanti del ballo che girano il mondo per partecipare ai vari workshop. Il "turismo creativo" sviluppa il viaggio partendo da un concetto esperienziale del luogo visitato, punta al coinvolgimento nella comunita' locale, attraverso esperienze genuine e autentiche, in contrapposizione al turista consumista.
La nicchia G&L rappresenta ormai il 10% del fatturato di viaggio generato a livello globale ed e' in forte crescita: gli italiani scelgono citta' come Montreal e Buenos Aires, popolari per via della possibilita' di unioni civili, seguite da Citta' del Capo e Sidney. In Europa fanno da traino le isole greche e spagnole e le capitali europee tra cui Londra, Berlino, Amsterdam, Vienna, Praga e Budapest. Per quanto riguarda il mercato italiano, il 55% dei viaggiatori G&L sceglie di trascorre le vacanze nella penisola (in particolare la Toscana, dove sono state avviate numerose iniziative, oltre a Bologna e Roma che caratterizzano il podio nazionale), contro il 25% che si spinge oltre i confini dell'Europa, spendendo in media il 38% in piu' di un turista eterosessuale. Si tratta, infatti, di un target costituito da "high spender" e creatori di tendenze. A livello di incoming la domanda di prodotti e location gay friendly situate in Italia cresce specialmente nel mercato del Nord Africa.
Quanto al turismo tradizionale, il 63% dei consumatori - secondo la ricerca - preferisce rimanere in Italia per le proprie vacanze e sceglie il mare e i laghi (il 64%). Tra le destinazioni piu' cercate e in crescita rispetto al 2010 ci sono Sardegna, Toscana e Puglia (Salento).
Dopo l'Italia, le mete a corto raggio piu' cercate sul motore risultano essere i paesi europei con il 28% delle preferenze, tra cui spiccano la Spagna (Baleari e Costa Brava) e le isole greche (Creta, Rodi, Dodecaneso) le quali, oltre a un generale trend positivo, stanno entrambe avvantaggiandosi della difficile situazione politica di Egitto e Tunisia. Cosi' analogamente in crescita e' la Turchia, meta di compensazione della crisi del Mar Rosso.
Bene anche le capitali europee, che mostrano una spiccata tendenza per le vacanze culturali. Tra le prime 100 destinazioni piu' cercate su Google, il 9% e' rivolto a mete a lungo raggio, con preferenza per localita' come Caraibi (+357% rispetto al 2010), Brasile, Hong Kong (+408%) e Stati Uniti: New York in particolare registra un incremento del 361% rispetto allo scorso anno.
Ultima tendenza, infine, e' il "virtual tour": un terzo degli italiani utilizza internet per scegliere e informarsi su una destinazione, usando la tecnologia mobile. Cosi', a Palermo e' stata promossa una guida virtuale ai tesori naturali, enogastronomici, storici e culturali delle montagne palermitane, a disposizione sullo smart phone attraverso la connessione wi-fi gratuita nella stazione ferroviaria, marittima e aeroportuale della citta'. Anche Jesolo sta puntando molto sul virtual tour e ha da poco sviluppato un'applicazione per iPhone e iPad per esplorare l'offerta della citta'. La Calabria ha invece investito sul 3D: il tridimensionale permette di ammirare in anteprima le bellezze della regione con un realismo mai visto prima.

Italiane le mete piu' ricercate online

Le mete del Belpaese continuano a essere le piu' ricercate sul web dai turisti italiani; in forte crescita anche il turismo creativo e gay, ambiti che guidano le tendenze 2011. Queste le principali novita' secondo i dati dell'Osservatorio integrato dei viaggi e del turismo, messi a punto da Amadeus Italia (specializzato nella distribuzione e nella fornitura di tecnologie avanzate per l'industria globale dei viaggi e del turismo) e da Google Italia, che ha analizzato le preferenze e i comportamenti degli italiani nell'imminente stagione estiva.

Secondo lo studio le mete italiane continuano quindi ad essere le piu' ricercate online, come dimostrano i dati di Google che evidenziano l'interesse del 63% dei consumatori di rimanere in Italia per le proprie vacanze e di scegliere il mare e i laghi come meta preferita (il 64%). In particolare tra le destinazioni piu' cercate e in crescita rispetto al 2010, ci sono Sardegna, Toscana e Puglia (Salento).

Dopo l'Italia, le mete a corto raggio piu' cercate sul motore risultano essere i paesi europei con il 28% delle preferenze, tra cui spiccano la Spagna (Baleari e Costa Brava) e le isole greche (Creta, Rodi, Dodecaneso) le quali, oltre a un generale trend positivo, stanno entrambe avvantaggiandosi della difficile situazione politica di Egitto e Tunisia. Cosi' analogamente in crescita e' la Turchia, meta di compensazione della crisi del Mar Rosso. Bene anche le capitali europee che dominano come tipologia di mete, a evidenziare una spiccata tendenza per le vacanze culturali.

Tra le prime 100 destinazioni piu' cercate su Google, il 9% e' rivolto a mete a lungo raggio, con preferenza per localita' come Caraibi (+357% rispetto al 2010), Brasile, Hong Kong (+408%) e Stati Uniti (ad esempio, New York che registra un incremento del 361% rispetto allo scorso anno).

Da ultimo, nell'Ue nell'ultimo anno sono stati stimati 70 milioni di viaggiatori appartenenti al turismo gay e lesbico, mentre in Italia il giro d'affari equivale oggi al 7% circa di quello complessivo. Per quanto riguarda il mercato italiano il 55% dei viaggiatori sceglie di trascorre le vacanze nella nostra Penisola (in particolare la Toscana, dove sono state avviate numerose iniziative, oltre a Bologna e Roma che caratterizzano il podio nazionale), contro il 25% che si spinge oltre i confini dell'Europa, consumando soggiorni di almeno 7 notti e spendendo in media il 38% in piu' di un turista eterosessuale.

''Francigena, il volto migliore della Toscana''

Appunti di viaggio del sindaco di Monteriggioni Bruno Valentini che ha percorso la Francigena per tutto il tratto toscano partendo da Fornovo di Taro in Emilia

“Non avrei mai immaginato di lasciare l’ostello comunale di Altopascio depositando le chiavi sotto il portone di ingresso del Municipio. Come una volta si faceva nei nostri paesi, lasciando le chiavi sotto la soglia. Ad Altopascio, così come presso i cappuccini di Pontremoli o la parrocchia di Avenza, abbiamo sostato durante l’attraversamento della Toscana in bici, lungo l’itinerario della Francigena”.

Comincia così il “diario di viaggio” lungo la Via Francigena del sindaco di Monteriggioni Bruno Valentini, che ha percorso l'antica strada in bicicletta lungo i sentieri della nostra regione.

“Siamo partiti dall’Appennino emiliano, percorrendo l’antico tracciato pedonale dei pellegrini diretti a Roma, che dopo il valico della Cisa, incontravano la Toscana, sia che venissero dal centro dell’Europa o da Santiago di Compostela. In quattro giorni abbiamo percorso oltre 300 km, incontrando foreste, boschi, prati, guadi, pievi, abbazie, borghi antichi, città d’arte, ma soprattutto persone. Persone che arricchivano il mutare del paesaggio con la diversità delle loro culture, consuetudini, cibi e dialetti. È stato un viaggio che ci ha consentito di vivere la Toscana senza limitarsi a guardarla da dietro i vetri dell’auto o del pullman, osservandola da dentro. Una Toscana minore, che sovente è la Toscana migliore, distante dal clamore della notorietà, densa di autenticità ed ospitalità”.

“Oddio, non tutto è da celebrare. In molti luoghi il ruvido incalzare della modernità ha intaccato pesantemente il tessuto sociale ed ambientale, spargendo oltre misura anonimi manufatti di cemento ed asfalto, demolendo i confini visivi fra città e campagna. Talvolta si passa da una stupenda città d’arte ad un’altra altrettanto mirabile, percorrendo però corridoi stradali dove il panorama circostante è occluso da pareti continue di case a schiera tutte uguali, capannoncini artigianali, snack bar, insegne prepotenti e cartelloni pubblicitari. Ma poi basta una deviazione per ritrovare la campagna toscana, che irrompe con i suoi colori che cambiano ad ogni stagione. I boschi della Cisa, la valle del fiume Magra, i borghi storici ai piedi delle Apuane, il padule di Fucecchio, le colline fra Firenze e Siena, le torri di San Gimignano, il castello di Monteriggioni, l’attraversamento di Siena, la Val d’Orcia. In particolare da Altopascio in giù, è il mio parere, lo spettacolo vale il biglietto”.

“Si avvertono inoltre i primi segni di una microeconomia che in Spagna ha accompagnato e anticipato il boom del Cammino di Santiago. Piccoli ostelli crescono. Ma anche luoghi di ristoro a prezzo accettabile ed attività di turismo ambientale. In giro si vedono importanti restauri architettonici, già completati od in corso, ma anche qualche scivolone come ad esempio l’interramento di un lastricato medievale appena ritrovato sotto il rilevato di una nuova strada, fra Fucecchio e San Miniato. Sull’itinerario abbiamo trovato molte persone, spesso straniere, in cammino col loro fardello, fra le quali molte donne. Animati dal desiderio di conoscenza, di nuove esperienze, di arrivare fino a Roma, o fino a nuove mete interiori o spirituali. La segnaletica sta migliorando, grazie ad alcuni (pochi) Comuni e soprattutto ai (molti) volontari. Molto ha contato anche la spinta impressa dalla Regione Toscana, ma non tutti si sono mossi con la stessa convinzione. Quanto ha fatto, ad esempio, la Provincia di Siena per garantire la sicurezza di chi cammina, ha pochi riscontri. Ancora non è diffusa la consapevolezza della potenzialità della Via Francigena. Ossessionati (comprensibilmente) dalla crisi, si lavora per tamponare piuttosto che per reagire. Si ripropongono modelli di sviluppo costosi e logori. Siamo seduti su una miniera d’oro che non sfruttiamo abbastanza e che può essere sfruttata sole se verrà rispettata nella sua essenza”.

“Chi irride il turismo cosiddetto “povero” della Francigena non sa guardare oltre il proprio naso e non comprende la portata delle ricadute generali. La nostra aspirazione deve essere non tanto di farsi attraversare da una strada ma da una cultura. La cultura dell’accoglienza, della conoscenza, del turismo sostenibile. Mostrando il volto migliore della Toscana. E dell’Italia”.

Salento tra le mete preferite Puglia sul podio con Toscana e Sardegna

Le mete del Belpaese continuano a essere le più ricercate sul web dai turisti italiani; in forte crescita anche il turismo creativo e gay, ambiti che guidano le tendenze 2011.

IL REPORT - Queste le principali novità secondo i dati dell’Osservatorio integrato dei viaggi e del turismo, messi a punto da Amadeus Italia (specializzato nella distribuzione e nella fornitura di tecnologie avanzate per l’industria globale dei viaggi e del turismo) e da Google Italia, che ha analizzato le preferenze e i comportamenti degli italiani nell’imminente stagione estiva. Secondo lo studio le mete italiane continuano quindi ad essere le più ricercate online, come dimostrano i dati di Google che evidenziano l’interesse del 63% dei consumatori di rimanere in Italia per le proprie vacanze e di scegliere il mare e i laghi come meta preferita (il 64%). In particolare tra le destinazioni più cercate e in crescita rispetto al 2010, ci sono Sardegna, Toscana e Puglia (Salento).

ALL'ESTERO - Dopo l’Italia, le mete a corto raggio più cercate sul motore risultano essere i paesi europei con il 28% delle preferenze, tra cui spiccano la Spagna (Baleari e Costa Brava) e le isole greche (Creta, Rodi, Dodecaneso) le quali, oltre a un generale trend positivo, stanno entrambe avvantaggiandosi della difficile situazione politica di Egitto e Tunisia. Così analogamente in crescita è la Turchia, meta di compensazione della crisi del Mar Rosso. Bene anche le capitali europee che dominano come tipologia di mete, a evidenziare una spiccata tendenza per le vacanze culturali. Tra le prime 100 destinazioni più cercate su Google, il 9% è rivolto a mete a lungo raggio, con preferenza per località come Caraibi (+357% rispetto al 2010), Brasile, Hong Kong (+408%) e Stati Uniti (ad esempio, New York che registra un incremento del 361% rispetto allo scorso anno). Da ultimo, nell’Ue nell’ultimo anno sono stati stimati 70 milioni di viaggiatori appartenenti al turismo gay e lesbico, mentre in Italia il giro d’affari equivale oggi al 7% circa di quello complessivo. Per quanto riguarda il mercato italiano il 55% dei viaggiatori sceglie di trascorre le vacanze nella nostra Penisola (in particolare la Toscana, dove sono state avviate numerose iniziative, oltre a Bologna e Roma che caratterizzano il podio nazionale), contro il 25% che si spinge oltre i confini dell’Europa, consumando soggiorni di almeno 7 notti e spendendo in media il 38% in più di un turista eterosessuale.
FONTE: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it

TURISMO: IN 2012 A FIRENZE DEBUTTA FIERA PER QUELLO CULTURALE

'Art&Tourismarket', la Fiera Internazionale del Turismo dell'Arte e della Cultura, debuttera' a Firenze nel primo semestre del 2012.

Progettata e realizzata da TTG Italia, societa' del Gruppo Rimini Fiera leader nella creazione e gestione di eventi business to business per il turismo, in collaborazione con Regione Toscana e con il supporto di Toscana Promozione e Firenze Fiera, 'Art&Tourismarket' presentera' un format innovativo in grado di mettere in scena l'offerta culturale e artistica di tutto il mondo. Avra' una durata di tre giorni: uno dedicato esclusivamente ai professionisti del settore, due al pubblico nazionale e internazionale.

'''Art&Tourismarket' - spiega Paolo Audino, amministratore delegato di TTG Italia - mettera' in contatto domanda e offerta di questo settore in un contesto ampio e strutturato, coniugando il marketing delle destinazioni con la fruibilita' del prodotto e la filiera distributiva dell'industria turistica. L'obiettivo e' allargare l'offerta del turismo culturale ben oltre i confini del tradizionale mondo ricettivo alberghiero delle principali citta' d'arte, affiancando al settore alberghiero l'offerta museale, teatrale, della principali gallerie e organismi, pubblici e privati, che offrono un prodotto culturale abbinabile ad un'offerta turistica''.

''Firenze e la Toscana tornano con questa manifestazione al centro dell'attenzione del turismo culturale - sostiene l'assessore regionale alla cultura e al turismo Cristina Scaletti -. Una grande occasione per presentare al mondo le nostre eccellenze, sia per quei mercati che ci hanno gia' conosciuto e apprezzato, sia per quei bacini, lontani o in via di espansione, verso i quali le nostre attrattivita' artistiche e culturali potranno sicuramente essere strumenti di successo''.

domenica 26 giugno 2011

Il 30% degli enoturisti, organizza la vacanza con internet

Secondo un'indagine Città dal Vino e Censis Servizi, il 75% organizza in anticipo il proprio viaggio ed il 58% sceglie una sola meta, mentre il 42% visita il territorio.

L'e-tourism è in crescita stabile e sta diventando uno dei settori trainanti dell'e-commerce mondiale ed i social media e le tecnologie mobili, assumono un ruolo sempre più importante nei processi di acquisto del turismo, sia fornendo l'accesso in tempo reale alle informazioni, sia favorendo lo scambio di esperienze.

E' quanto emerge dal Forum Europeo "Strade del Vino e Sviluppo Economico Locale", di Cagliari, promosso dalle Città del Vino, in collaborazione con l'assessorato all'agricoltura della Sardegna.

A tracciare un quadro generale con i trend di settore, ci ha pensato Magda Antonioli Corigliano, consulente speciale del Commissario Ue per il Turismo. Gli utenti sfruttano internet, sia per reperire informazioni su destinazioni, prezzi, strutture e tragitti, che per condividere le proprie esperienze di viaggio.

"In generale - ha affermato la Corigliano - la situazione attuale registra una sostanziale crescita della comunicazione mediale (guide, riviste, rubriche, fiere, eventi). Molto avanzata la penetrazione dei servizi "mobile": più del 40% di chi possiede uno smart phone, lo utilizza per trovare informazioni sulla destinazione".

In Francia, dove 5 mila cantine accolgono in media 1500 persone all'anno, (circa 7 milioni di visitatori), internet è ormai indispensabile per l'eno-turista. "Nel nostro Paese - ha sottolineato Alain Parenteau, dell'Ufficio Turistico francese - internet è in crescita costante e sono soprattutto agenzie e tour-operator che cercano di fare ordine nella confusione di informazioni che si trovano sul web".

Per la Spagna, dove dalla Rioja al Duero, sono circa 6 milioni gli enoturisti che si muovono sulle 21 Strade del Vino che attraversano il Paese, illustra la situazione Monica Figuerola Martin, direttore generale del turismo della regione, uno dei territori a maggior vocazione vitivinicola spagnola. "Il successo del web 2.0 - ha detto - conferma l'interesse che ha il comparto nel comunicare e scambiarsi informazioni ed opinioni. Sul nostro sito, che ha registrato nel 2010 oltre due milioni di visitatori, offriamo un'ampia varietà di indicazioni e suggerimenti che riguardano cibo e vino del territorio".

L'importanza del web nel turismo, è confermata dal Rapporto n.9 Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia, eleborato da Città del Vino e Censis Servizi, secondo cui il 30% dei turisti enogastronomici, organizza la propria vacanza attraverso internet.

Nel mondo internet, il turismo è una delle "voci" più significative e questo fa riflettere sull'esigenza, da parte di chi propone offerte di turismo enogastronomico, di rafforzare la propria "immagine virtuale". Il 75% degli enoturisti, organizza in anticipo il proprio viaggio, mentre il restante 25% decide cosa fare una volta raggiunta la meta. Il 58% degli amanti del wine-food, sceglie una sola meta, rispetto al 42% che invece esplora un intero territorio.
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giovedì 23 giugno 2011

Turismo equestre, lo sviluppo passa per le ippovie

Il Lazio vuole sorpassare la Toscana nel turismo equestre. E lo può fare, perché ha le risorse necessarie. Infatti, con oltre 30 mila esemplari, la nostra Regione è al primo posto in Italia per numero di equini presenti sul territorio”.

Così il presidente della Commissione Sviluppo economico, innovazione, ricerca e turismo, Giancarlo Miele (Pdl), il quale ha oggi presentato la proposta di legge di cui è primo firmatario che detta “Disposizioni relative al turismo equestre, ai centri ippici e all’ippoterapia”.

“Settemila sono i proprietari e 6500 le aziende dedite all’allevamento del cavallo – ha proseguito Miele – Si tratta di un patrimonio importante che la Regione Lazio intende valorizzare. Non dobbiamo fermarci alla valorizzazione dei siti archeologici, bensì dobbiamo incentivare anche altre forme di fruizione del territorio. Con questa proposta di legge possiamo puntare al sorpasso della Toscana, dando regole certe a un settore che attualmente vive in una zona grigia e non chiara dell’economia del territorio.”.

La proposta di legge n. 192 interviene in tutti i campi in cui i cavalli hanno un ruolo centrale, partendo proprio dalla definizione degli ambiti d’intervento: turismo equestre, centri ippici e ippoterapia. La PL 192 detta disposizioni per agevolare l’apertura di vere e proprie ippovie, mediante la riapertura e manutenzione di strade carrarecce, mulattiere, sentieri, tratturi e piste, prevedendone il completamento soprattutto in prossimità delle aree di rilevante valore storico e paesistico, nonché attraverso la concessione di immobili demaniali da adattare a punti di sosta per i turisti a cavallo.

“In pochi sanno che la provincia di Roma, con 13 mila esemplari è la prima in Italia per numero di equini – ha spiegato Carlo De Romanis (Pdl), cofirmatario del provvedimento con Miele e Francesco Battistoni (Pdl) – Ma anche nelle altre province gli esemplari presenti sono una risorsa considerevole – ha proseguito De Romanis – Il Lazio si distingue anche per il numero di razze presenti. Ben cinque sono quelle consolidate: il Tiro Pesante Rapido, il Maremmano, Il Tolfetano, il Lipizzano, alle quali si aggiungono le due razze recentemente riconosciute: il Cavallo appenninico e il Cavallo Romano della Maremma laziale. Ma oltre al turismo equestre, che è una risorsa fondamentale per lo sviluppo economico e occupazionale della nostra Regione, con questa proposta di legge intendiamo intervenire nel settore dell’ippoterapia”. Si tratta di un passaggio fondamentale del provvedimento. Finalmente si darebbe una legittimazione a quell’insieme di interventi terapeutici e riabilitativi diretti al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minoranze fisiche, psichiche, sensoriali praticati con equidi, svolti oggi in via sperimentale in una sorta di limbo normativo. Con questa legge otterrebbero un riconoscimento tanto l’ippoterapia quanto “l’attività assistita con animali”, presso strutture autorizzate dalla Regione e da personale opportunamente formato, consentendone anche la fruizione come prestazioni del servizio sanitario. Tale riconoscimento formale da parte della Regione inoltre potrebbe rendere possibile il sostegno pubblico alle strutture operanti nel settore, come per esempio la on-lus l’Auriga di Prima Porta, che sta chiudendo i battenti per mancanza di fondi.

Presente anche l’assessore al Turismo e marketing del Made in Lazio, Stefano Zappalà, il quale ha manifestato il suo apprezzamento per l’iniziativa dei giovani consiglieri del Pdl. “Condivido pienamente questa importante proposta di legge che però non riguarda solo l’assessorato che ho il piacere di condurre. Infatti, l’ippoterapia, una pratica rilevantissima per la cura dei bambini autistici che conosco bene riguarda, soprattutto la sanità”, ha dichiarato l’assessore Zappalà, nell’auspicare il coinvolgimento di tutti gli altri assessorati e soggetti interessati dal provvedimento.

Presenti, oltre al presidente Miele e all’assessore Zappalà, i vicepresidenti Nicola Illuzzi (Lista Polverini) e Mario Mei (Api), i consiglieri Carlo De Romanis (Pdl), Chiara Colosimo (Pdl), Claudio Mancini (Pd), Pietro Sbardella (Udc).

5 Buoni metodi per creare offerte speciali efficaci

5 Buoni metodi per creare offerte speciali efficaci

Per creare delle offerte speciali che davvero distolgano l’attenzione degli utenti dai portali, vi aiutino a disintermediare e magari a fidelizzare la vostra clientela, provate a seguire questi punti:

1.Create offerte che siano percepite come realmente vantaggiose: non sempre quello che all’albergatore appare come un ottimo affare, è percepito allo stesso modo dal cliente. Non è raro vedere promozioni del tipo “pernottamento + sconto 20% sulla cena + buono di 20€ per un trattamento benessere”. Questo tipo di offerta è fortemente frustrante perché si può godere di un vantaggio solo se si sfruttano servizi aggiuntivi dell’hotel, cosa a cui magari l’utente non è interessato. Ugualmente, offrire ad esempio un 5% di sconto su servizi (ad esempio trattamenti benessere) di 50-60 € non avrà alcun valore per l’ospite, poiché uno sconto di 3,50-2,50 € non può ragionevolmente essere di alcun appeal.

2.Bilanciare restrizioni e vantaggi: solitamente le offerte speciali sottostanno a particolari restrizioni, ad esempio, di data, di minimum stay. È risaputo che le restrizioni abbassano il tasso di conversione, ma l’importante è riuscire a bilanciare le restrizioni con dei vantaggi in ugual misura. Ad esempio, per creare un’offerta non-rimborsabile, lo sconto applicato non può limitarsi a pochi euro giornalieri ma deve essere abbastanza allettante da indurre l’utente a prenotare in anticipo e senza possibilità di cancellazione.

3.Non create offerte fuori-target: questo è ovviamente un “must”, ma mi preme ricordare che, se c’è un campo da Golf rinomato nelle vostre vicinanze ma tra i vostri clienti non potete annoverare coppie facoltose, un “pacchetto golf” non risulterà allettante agli occhi dei vostri clienti. Siate realistici: se il vostro target medio è la coppia del weekend romantico, meglio puntare su pacchetti romantici originali e degni di nota.
4.Valutate con attenzione il numero di offerte proposte: secondo gli psicologi offrire troppe possibilità all’acquirente, può generare una tale confusione e insicurezza, da indurre il soggetto a non acquistare affatto. Questo non significa che esista un numero perfetto di offerte da presentare al cliente, ma assicuratevi almeno che il vostro booking engine non le presenti tutte indiscriminatamente all’utente, ma le selezioni in base a certi criteri di ricerca. Inoltre fate in modo che sul sito ufficiale il cliente possa navigare facilmente tra le offerte per trovare quella più adatta alle sue esigenze. Ad esempio, potete dividerle in macro categorie, come “Soggiorni brevi”, “Soggiorni lunghi”, “Famiglie”, “Enogastronomia”, ecc.
5.Siate sempre aggiornati: lasciare offerte scadute visibili per mesi sul sito ufficiale crea un’immediata impressione di abbandono e sciatteria agli occhi dell’utente. Fate in modo di crearne sempre nuove legandole, oltre che alla stagione, anche agli eventi della vostra destinazione.


Adesso date un’occhiata alle offerte speciali sul vostro sito e analizzatele con attenzione… sono davvero attraenti agli occhi dell’utente?

Toscana, bel suol d'amore

Su quanto percentualmente il patrimonio artistico italiano incida su quello mondiale ci sono voci discordanti, l'allora ministro Spadolini parlava del 50%, altri del 40%, buon ultima, la Ministra Brambilla ha parlato, forse con qualche esagerazione, del 70%. La verità è che nessuno è mai stato in grado di fare un censimento, di una cosa però siamo certi il numero di siti UNESCO. L'Italia è prima al mondo con 45 su 911. Ed in Italia è la Toscana è la regione italiana a vantarne il maggior numero, ben sei, a pari merito con la Lombardia che però ne condivide uno con il Piemonte e l'altro con la Svizzera.


Sei luoghi dello spirito e della mente come Piazza duomo a Pisa, il centro storico di Firenze, quello di Pienza, S. Gimignano, Siena e la Val d' Orcia. Non vorrei essere accusato di provincialismo ma credo che la nostra Regione se ne meriti qualcuno in più, anche in terra d'Arezzo. Tutte queste bellezze, tutto questo concentrato di storia, arte, cultura sono diventate nel tempo una buona risorsa economica. Con 11,5 milioni di arrivi e oltre 42 milioni di presenze medie all'anno il turismo rappresenta circa il 12% del Pil regionale. Ma quella che per certi versi è una benedizione, c'è gente che farebbe carte false per venire a vivere in Toscana, rischia di diventare una maledizione. Leggi regionali in materia urbanistica sempre più stringenti, comitati che nascono come funghi sugli argomenti più disparati: fabbriche, viadotti, tranvie, tralicci, bretelle autostradali, porti, gassificatori, pale eoliche, discariche, termovalorizzatori e poi vincoli e norme di tutti tipi, ordinanze sindacali. Intendiamoci bene, io credo che i legislatori regionali ed i cittadini più o meno organizzati abbiano tutti le loro buone ragioni però, c'è un però, tutto questo non aiuta uno sviluppo economico armonico che metta insieme industrie, piccole medie imprese, agricoltura e turismo.. Sarà la crisi, sarà la prudenza, sarà quel che sarà ma in Toscana di aziende che hanno voglia di investire se ne vedono proprio pochine. Qualcuno dirà è una precisa scelta tutelare sempre ed in ogni caso la nostra specificità Toscana che è fatta di mare, montagne, campagna, città d'arte, mi dichiaro d'accordo. Tosca cantava “vissi d'arte, vissi d'amore”, non so quanti cittadini Toscani direbbero la stessa cosa, presumo che in parecchi avrebbero piacere a viaggiare su strade più sicure, a costruirsi una casa, a trovare un lavoro nella tanto bistrattata industria. Credo che sia giusto, lo dico senza nessuna ironia, rinunciare, in nome della salvaguardia di un territorio unico ed irriproducibile, a tante possibilità ma dovrebbe esistere una contropartita per non essere, come si dice, “cornuti e mazziati”. La contropartita è semplice, in attesa di un vero federalismo, che più passa il tempo più sembra perdersi nel porto delle nebbie, rivendichiamo subito una legge speciale per la Toscana che preveda una larga autonomia finanziaria. Se dobbiamo, con ragione, fare a meno di molte cose in nome della salvaguardia di un patrimonio storico, artistico, paesaggistico di valore mondiale ed il cui godimento appartiene a tutti, che almeno i nostri grandi, piccoli sacrifici vengano in qualche modo ricompensati.

martedì 21 giugno 2011

IL NUOVO INFO TURISTICO NEL CENTRO DI LIVORNO

Una porta aperta sulla Toscana dodici mesi l'anno. Questo l'obiettivo che ha guidato Provincia e Comune di Livorno e Porto di Livorno 2000 nella realizzazione del nuovo punto per l'accoglienza e l'informazione, inaugurato stamani, posto nel cuore del centro storico cittadino, in via Pieroni, ad un passo dal terminal dei bus navetta che portano i croceristi sbarcati dalle grandi navi al porto verso il centro della città. Informazioni, dunque, accoglienza; ma anche prodotti tipici della Costa degli Etruschi, noleggio bici e tra breve Internet point e un megaschermo touch-screen disponibile 24 ore al giorno per mettre in contatto con tutta l'offerta del territorio e del resto della regione.

L'assessore provinciale al turismo Paolo Pacini ha parlato a nome dei tre enti livornesi coinvolti, sottolineando lo sforzo fatto per dotare la città labronica di una struttura adeguata alle necessità dell'oggi, che si aggiunge agli altri punti di informazione che già agiscono sul territorio. “Rispondiamo così – ha aggiunto Pacini – alla domanda attivata dalle oltre cinquecento navi da crociera che attraccano a Livorno ogni anno, ai turisti che scendono o montano sui traghetti per la Sardegna e la Corsica. Un insieme di persone cui riteniamo importante presentare i nostri prodotti, quelli locali e quelli regionali”.

“Ho voluto testimoniare di persona l'importanza che iniziative come questa di Livorno assumono nell'ambito di tutte le strategie di ottimizzazione che stiamo realizzando nel settore turistico regionale attivando collaborazioni proficue tra pubblico e privato - ha detto dopo aver tagliato il classico nastro inaugurale l'assessore regionale al turismo Cristina Scaletti -. Proprio le cifre positive che finalmente ricominciamo a registrare, sia per il 2010 che nei dati di percezione di questa estate 2011, devono spingerci a fare ogni sforzo per rafforzare la nostra offerta attraverso ogni mezzo possibile. Livorno è certamente in prima fila, con operazioni come questa, che si integrano bene con le iniziative di richiamo culturale più tradizionali, come Effetto Venezia o il Premio Ciampi”.
Regione Toscana

Toscana, turismo in crescita 105mila presenze in più

I dati presentati dall'Irpet "rivelano" numeri positivi per il settore: ascesa per il turismo enogastronomico, sportivo, balneare. In lieve calo la montagna e le terme. Netta crescita dei flussi da Brasile, Cina e Russia
Per il turismo in Toscana in questo mese si stimano 105 mila presenze in più rispetto al 2010, mentre per luglio e agosto di quest'anno le prenotazioni sono cresciute dello 0,5% per i turisti italiani e dell'1,6% per i turisti stranieri, con un +1,1% complessivo: è quanto afferma una ricerca di Toscana Promozione e del Centro studi turistici, presentata oggi a Firenze.

Il settore in maggiore crescita (+12,1% a giugno, +4,9% a luglio e agosto) è quello identificato come 'altro interesse', che comprende il turismo enogastronomico, il turismo sportivo, e altre forme di turismo di nicchia come quello legato a singoli eventi.

Cresce anche il turismo balneare, aiutato dalla lieve ripresa del mercato interno: a giugno per i lidi toscani si stimano 32 mila presenze in più (+1,7%), mentre per luglio e agosto se ne prevedono oltre 270 mila in più (+2,9%). Lieve crescita anche per l'arte (+0,7% a giugno), con buoni risultati da Firenze, Siena, Lucca, Arezzo. In calo invece la montagna (-0,9% a giugno, -5,1% a luglio-agosto), e soprattutto il comparto termale (-8,2% a giugno, -10,4% a luglio). Fra i mercati stranieri, per luglio e agosto si preannuncia una diminuzione dei flussi da Germania, Inghilterra e Giappone, un andamento stabile per gli Usa, e un aumento delle presenze da Spagna, Francia, Scandinavia, Belgio, Russia, Canada, Brasile, India e paesi dell'Est.

Il ritorno in massa dei turisti stranieri in Toscana nel 2010 è stato propiziato anche dalla netta crescita dei flussi dai Paesi Brics: è quanto afferma il rapporto congiunturale dell'Irpet, presentato oggi a Firenze. Se il mercato turistico interno è stato debole in termini di presenze (-1,9% la Toscana, -3,1% l'Italia) a causa dei contraccolpi della crisi, le presenze straniere in regione sono cresciute del +7,9% a fronte di una media nazionale del +2,4%: performances brillanti sono state fatte registrate dal turismo anglosassone (Usa +20%, Regno Unito +5,6%) che pesa per circa un quinto dei flussi verso la Toscana, ma crescono con tassi a due cifre Russia (+38%), Brasile (+55%) e Cina (+39%).

Secondo l'Irpet, l'analisi degli andamenti delle strutture ricettive mostra "un panorama di accresciuta diseguaglianza, con un segmento di offerta alberghiera di lusso particolarmente capace di intercettare la ripresa dei flussi di turisti più abbienti, in particolare esteri, e segmenti di offerta di livello inferiore che soffrono particolarmente la diminuzione del turismo interno, e in particolare delle famiglie con un livello di reddito medio-basso". Il mix di flussi riequilibrato verso gli arrivi esteri tende a far incrementare le presenze nelle città d'arte, che rimangono il prodotto turistico toscano più venduto dai tour operator internazionali: sono quindi cresciute le presenze a Firenze (+10,5%), Pisa (+5,8%), Lucca (+5,2%) e Siena (+3,1%). La riduzione delle presenze da regioni italiane popolose come Lombardia (-0,3%) ed Emilia-Romagna (-1,0%), oltre al calo delle presenze degli stessi turisti toscani (-2,7%), ha ripercussioni soprattutto nei territori della costa come Arcipelago Toscano (-0,6%), Versilia (-0,9%), Livorno (-2%), Grosseto (-3,7%) e Massa Carrara (-5,2%).

trascinato dagli stranieri

Il turismo, vero motore della Toscana, cresce. Ma non ovunque e soprattutto non in egual misura. Rispetto allo scorso anno sono 105mila le presenze in più, circa 1,1%. Forte l’afflusso di stranieri +1,6% tre volte quelle degli italiani, fermi ad un +0,5%.
Il settore in maggiore aumento (+12,1% a giugno, +4,9% a luglio e agosto) è quello identificato come “altro interesse”, che comprende il turismo enogastronomico, il turismo sportivo, e altre forme di turismo di nicchia come quello legato a singoli eventi, come la Notte Bianca dell'aprile scorso.
La crescita è dovuta al notevole afflusso dei turisti provenienti dai Bric: Brasile, Russia, India e Cina. Il rapporto Irpet, da cui provengono i dati, sottolinea anche il decollo delle presenze di cittadini di lingua anglosassone: +20% di americani e +5,6% dal Regno Unito.

OPERATOR - Il mix di flussi riequilibrato verso gli arrivi esteri tende a far incrementare le presenze nelle città d'arte, che rimangono il prodotto turistico toscano più venduto dai tour operator internazionali: sono quindi cresciute le presenze a Firenze (+10,5%), Pisa (+5,8%), Lucca (+5,2%) e Siena (+3,1%). La riduzione delle presenze da regioni italiane popolose come Lombardia (-0,3%) ed Emilia-Romagna (-1,0%), oltre al calo delle presenze degli stessi turisti toscani (-2,7%), ha ripercussioni soprattutto nei territori della costa come Arcipelago Toscano (-0,6%), Versilia (-0,9%), Livorno (-2%), Grosseto (-3,7%) e Massa Carrara (-5,2%).

Tutto bene? Neanche per sogno. Il rapporto evidenzia sì un afflusso maggiore di turisti, che ha come tornaconto uno svuotamento delle strutture ricettive di più basso profilo. Infatti gli alberghi di alta qualità riescono ad intercettare le esigenze dei turisti mentre quelli più piccoli, di rango più basso, lavorano poco. Perché? La risposta è che le famiglie italiane con reddito medio –basso viaggiano poco, creando un effetto domino su chi ha poche stelle; se potesse rincuorare il fermo toscano è dell’-1,9% contro quello nazionale del -3,1%. Chissà quali saranno gli effetti della tassa di soggiorno in discussione in queste ore a Palazzo Vecchio.

Turismo, quello enogastronomico e sportivo in crescita

Buone notizie per il turismo toscano: il trend positivo del 2010 continua nel 2011. I dati relativi all'indagine campionaria promossa dal Centro Studi Turistici, e illustrata stamani da Toscana Promozione in un incontro pubblico alle Murate con l'assessore regionale al turismo Cristina Scaletti, mostrano sia un giugno in crescita (+1,3%) che una previsione positiva per luglio/agosto (+1,1%). La crescita delle presenze nel periodo estivo è, anche per quest'anno, trainata dal turista estero (+1,6%) ma segnali di ripresa si stanno registrando anche per il cliente italiano (+0,5%). In base alle prenotazioni già acquisite, il trend dei mercati stranieri per luglio-agosto risulta in diminuzione per Germania, Austria, Inghilterra e Giappone, in crescita per Spagna, Paesi Scandinavi, Belgio, Francia, Russia, Paesi dell’Est, Canada, Brasile e India. Si registra una sostanziale stabilità per Svizzera, Stati Uniti e Cina.



A giugno si dovrebbe registrare un aumento di oltre 100.000 presenze complessive r ispetto al 2010. In crescita le città d’arte: buoni le previsioni di Firenze, Siena, Lucca e Arezzo. Le prenotazioni per luglio/agosto registrano un ulteriore aumento (+1,1%). In termini di prodotti, bene il balneare (+2,9% con un aumento di 270.000 presenze) con l'eccezione dell'Elba e della Versilia e la campagna (+1,5%) mentre per il termale e la montagna le prospettive appaiono ancora difficili. Un caso a parte sono i prodotti designati come “altro interesse” che aumentano a ritmi interessanti (12,1% a giugno con un aumento di 32mila presenze e 4,9% nel bimestre luglio/agosto). In questa voce si raggruppano prodotti turistici particolari (come l'enogastronomico e i turismi legati a sport e ambiente) che rappresentano la nuova frontiera del turismo legato non solamente alla destinazione, ma anche alla motivazione del viaggio. Sono i cosiddetti “prodotti esperienziali” che stanno attirando sempre più l'attenzione degli operatori del settore.



“Registriamo con soddisfazione queste previsioni che confermano il buon lavoro svolto dal sistema Toscana nel suo complesso, dai privati come dal pubblico – ha commentato l'assessore Scaletti -. Dobbiamo proseguire su questa strada, fornendo al turista il maggior ventaglio possibile di prodotti attraverso i mezzi più funzonali e moderni, come il web, per far incontrare offerta e domanda in modo ottimale e funzionale alla valorizzazione sostenibile della nostra ricchezza storica e culturale. Occorre invece evitare ritorni al passato come la tassa di soggiorno, una scelta centralistica e antiquata che non porta benefici e rischia con i suoi aggravi di frenare la ripresa in atto”. Per quanto riguarda l’unico compito affidato in questo campo alle Regioni, lasciate a margine delle decisioni, l'assessore ha confermato che è in dirittura finale (è all'esame del Consiglio regionale) il regolamento regionale che stabilisce i criteri per l’elenco dei Comuni che potranno introdurre la tassa di soggiorno (oltre ai comuni capoluogo e alle unioni di comuni che possono farlo in base alla legge nazionale). “In Toscana – ha concluso l’asssessore Scaletti - faranno riferimento agli Osservatori turistici di destinazione, in grado di introdurre elementi di sostenibilità, di identità e di qualità a cui vincolare la possibilità di introdurre la tassa di soggiorno”.




«Gli operatori del settore turistico toscano - dichiara la consigliera regionale della Lega Nord Marina Staccioli - fino ad oggi non sono stati messi in grado di lavorare in rete fra loro nonostante la nostra regione abbia attrattive e territori che potrebbero e dovrebbero essere sistematicamente proposte ai turisti attraverso una precisa pianificazione e programmazione. Purtroppo, la Regione non ha mai incentivato né ha mai contribuito incisivamente a fare in modo che gli operatori del settore facessero sistema tra di loro.
Il portale della Regione Toscana dedicato al turismo, rispetto ad altri portali come per esempio quello del Trentino Alto Adige, manca di fruibilità e ad un elevatissimo numero di accessi non seguono adeguati servizi. Mentre alcune Regioni hanno capito che per lanciare il settore turistico è necessario fare sistema tra operatori e territori ed è fondamentale l’uso di internet, la Toscana non è certamente all’avanguardia come si vuole far credere in quanto arriva a queste conclusioni con colpevole ritardo».




I dati del 2010



I dati dell'Osservatorio regionale del turismo sul 2010, illustrati stamani nello stesso incontro confermano quelli anticipati nelle scorse settimane. Il rapporto annuale dell'IRPET ha registrato nel 2010 una capacità di reazione del sistema toscano alla crisi superiore al dato nazionale (+2,6% rispetto al -0,7% dell'Italia) con una note vole capacità di intercettare la domanda estera (+7,9% contro +2,4%) e di contenere maggiormente la perdita sul fronte interno (-1,9% contro -3,1%). Incoraggiante il dato sull'occupazione (+0,7%), in controtendenza rispetto agli altri settori produttivi anche se la crisi aveva colpito duramente nel 2009. Il settore rimane nel medio periodo uno di quelli più performanti (+30mila addetti fra 2001 e 2008).



Le presenze dall'estero mostrano segnali interessanti: nel medio periodo, infatti, si registra una progressiva e positiva diversificazione dei mercati di provenienza: Francia (+9% nel 2010, con un +41% negli ultimi cinque anni) e Spagna (+11,3%), per non parlare dei paesi BRIC (soprattutto Russia +38%, Brasile +55%, Cina +39%) che hanno ritmi elevati di crescita pur con numeri ancora contenuti; una capacità di gestire le congiunture economiche (mercato inglese +5,6% e, soprattutto, statunitense +20%); e, nell'ultimo anno, una ripresa del mercato tedesco (+1,5%). Sul mercato interno le difficoltà sono generalizzare con un particolare segno negativo per le presenze di provenienza regionale (-2,7%) e una contrazione della durata media delle vacanze (e questo incide sopratutto per il turismo delle famiglie). A livello di aree geografiche, hanno avuto importanti risultati tutte le città d'arte (Firenze +10,8%, Pisa +5,8%, Lucca +5,2%, Siena +3,1%), mentre tutte le aree della costa risultano nel 2010 in difficoltà. Le presenze calano sulle coste di Massa Carrara (-5,2%), Livorno (-2%), Grosseto(-3,7%), Versilia (-0,9%) e Arcipelago Toscano (-0,6%). Il risultato è legato alla maggiore dipendenza di queste aree dal mercato interno, che coinvolge anche il prodotto montagna (-6,3%).

Turismo: bene Lucca, male la Versilia

LUCCA - La provincia viaggia a due velocita': da una parte il capoluogo, che con la sua arte tiene bene il mercato, dall'altra la costa che continua a registrare il segno meno. Lo afferma un'indagine del Centro Studi Turistici.




In Toscana il 2011 si sta rivelando un anno molto buono. Secondo le stime, a giugno le presenze cresceranno di oltre 100.000 unita' rispetto al 2010. E anche le prenotazioni per luglio/agosto registrano l'aumento del +1,1%. A trainare il mercato sono le citta' d'arte: Firenze, Pisa, Siena, ma anche Lucca che dopo l'incremento di turisti dello scorso anno pari al 5,2%, nel 2011 sembra destinata a ripetersi. Andando a vedere le singole realta' locali, pero', la situazione non e' tutta rose e fiori. E le note dolenti arrivano da un settore fondamentale per la nostra provincia: se il turismo balneare toscano in questa estate vedra' un aumento di 270.000 presenze, la Versilia fa eccezione e registra il segno meno. Colpa dell'aumento dei prezzi? Difficile dirlo. Di sicuro la tendenza non e' stata invertita rispetto al 2010, anno gia' duro per la Versilia che ha dovuto incassare il -0,9%.
FONTE: NOI TV srl

Gli italiani tornano a fare il bagno in Toscana. La ripresina del turismo

Boom di prenotazioni in hotel e agriturismi toscani. Il turismo torna a crescere (105mila presenze in più), grazie a eventi, enogastronomia e sport. E gli italiani scelgono le coste toscane.



SEGNO PIU’. Secondo una ricerca presentata oggi a giugno le presenze in più rispetto al 2010 potrebbero toccare quota 105mila. La crescita è stimata anche per i prossimi mesi di luglio e agosto: le prenotazioni sono salite dell’1,1% (0,5% tra gli italiani, 1,6% tra gli stranieri).

CHI SALE. A trainare la ripresa del settore sono turismo enogastronomico, sportivo e legato a singoli eventi, per i quali si preannuncia una crescita del 12,1% a giugno e del 4,9% a luglio e ad agosto.

MARE E MONTAGNA. Cresce il turismo balneare, grazie al mercato interno (+1,7%), mentre calano le prenotazioni per la montagna (-0,9% giugno, -5,1% luglio-agosto). Continua il periodo nero per il settore termale (-8,2% giugno, -10,4%).

TURISMO: IN TOSCANA TREND POSITIVO 2010 PROSEGUIRA' NEL 2011

Buone notizie per il turismo toscano: il trend positivo del 2010 continua nel 2011. I dati relativi all'indagine campionaria promossa dal Centro Studi Turistici, e illustrata stamani da Toscana Promozione in un incontro pubblico alle Murate con l'assessore regionale al turismo Cristina Scaletti, mostrano sia un giugno in crescita (+1,3%) che una previsione positiva per luglio/agosto (+1,1%).
La crescita delle presenze nel periodo estivo e', anche per quest'anno, trainata dal turista estero (+1,6%) ma segnali di ripresa si stanno registrando anche per il cliente italiano (+0,5%). In base alle prenotazioni gia' acquisite, il trend dei mercati stranieri per luglio-agosto risulta in diminuzione per Germania, Austria, Inghilterra e Giappone, in crescita per Spagna, Paesi Scandinavi, Belgio, Francia, Russia, Paesi dell'Est, Canada, Brasile e India. Si registra una sostanziale stabilita' per Svizzera, Stati Uniti e Cina. A giugno si dovrebbe registrare un aumento di oltre 100.000 presenze complessive r ispetto al 2010. In crescita le citta' d'arte: buoni le previsioni di Firenze, Siena, Lucca e Arezzo. Le prenotazioni per luglio/agosto registrano un ulteriore aumento (+1,1%). In termini di prodotti, bene il balneare (+2,9% con un aumento di 270.000 presenze) con l'eccezione dell'Elba e della Versilia e la campagna (+1,5%) mentre per il termale e la montagna le prospettive appaiono ancora difficili. Un caso a parte sono i prodotti designati come "altro interesse" che aumentano a ritmi interessanti (12,1% a giugno con un aumento di 32mila presenze e 4,9% nel bimestre luglio/agosto). In questa voce si raggruppano prodotti turistici particolari (come l'enogastronomico e i turismi legati a sport e ambiente) che rappresentano la nuova frontiera del turismo legato non solamente alla destinazione, ma anche alla motivazione del viaggio. (AGI)

domenica 19 giugno 2011

A Pianosa in barca a vela!

Dopo la tappa all'Isola d'Elba, continua il racconto del viaggio di Patrizio e Syusy sulla rotta dei Popoli del Mare a bordo di Adriatica nel Tirreno. Questa volta ci raccontano lo sbarco a Pianosa...

Un carcere modello

La nostra amica Cinzia Battaglia, guida non-per-caso, sale a bordo di Adriatica a Porto Azzurro, proprio per accompagnarci a Pianosa, e raccontarci l’Isola che Napoleone ha definito “la più interessante dell’Arcipelago Toscano”.
Dall’Elba siamo molto vicini, doppiata punta Secchetto saranno 7 o 8 miglia. E la leggenda narra che tempo fa pochi reclusi siano riusciti ad evadere raggiungendo la costa elbana, qualcuno anche nuotando con una camera d’aria, come i moderni balseros, qualcun altro addirittura con un canotto acquistato per corrispondenza (ma questa mi pare troppo grossa). Pianosa infatti è
stata da sempre un carcere, fin da quando l’Imperatore Augusto ci mandò suo nipote Agrippa in esilio. Poi ci hanno mandato al confino una comunità di Cristiani, attorno al 250 d.C. Ma è dalla metà del 1800 che diventa ufficialmente un’isola-carcere, fino a pochi anni fa. Negli anni ’30 c’è stato anche Sandro Pertini, durante la massima espansione del penitenziario, che era arrivato a ospitare anche 1.000 detenuti, con più di 60 famiglie di carcerieri e agenti. Ma doveva essere anche un gran bel posto, e salubre, se dal 1884 l’hanno fatta diventare una Colonia Penale modello, con un Ospedale per guarire i carcerati tubercolotici.

La STORIA

E Pianosa doveva essere anche un posto importante, se è vero che storicamente se la sono disputata ferocemente il Papato (fin dal 770 d.C.), poi i Pisani, quindi i Genovesi, il Principato di Piombino con la famiglia Appiani, il Granduca di Toscana, i Borgia, gli Spagnoli, i Francesi, gli Austriaci ecc ecc. Napoleone appunto la riteneva strategica: ci ha piazzato 100 soldati, 6 cannoni e un gruppo di coloni, a cui ha regalato sementi, mucche, pecore e l’esenzione dalle tasse. E quante battaglie a Pianosa! Famose quelle dei cosiddetti corsari franco-turchi, comandati dal famigerato Dragut, che nel 1553, dall’Elba, manda il suo luogotenente Karà Mustafà a fare strage a Pianosa: 500 morti e 200 schiavi. Un detto elbano recita “mi costa più dell’orzo di Pianosa”, alludendo alle difficoltà ma anche alla preziosità di tutto ciò che ha a che fare con questa isola. Decisamente Pianosa ci incuriosisce…

PLANARIA

Si vede da lontano, a occhio nudo, che Pianosa è veramente piatta, il suo massimo “rilievo” non arriva a 30 metri sul livello del mare, non a caso i Romani la chiamavano Planaria. Avvicinandosi bisogna fare attenzione, Pianosa era soprannominata “l’ingannatrice dei naviganti”. Infatti accostando a Cala dei Turchi bisogna stare attenti non solo allo scoglio della Scola, ma anche ad altri scoglietti affioranti. Qualche tempo fa una barca a vela è andata a sbattere contro queste secche e ha rischiato seriamente di affondare e in più – oltre al danno la beffa – ha preso anche una salatissima multa: l’Isola è Parco Nazionale (dal 1988 fa parte del Parco dell’Arcipelago Toscano) quindi è vietato l’accesso, la pesca, la navigazione entro un miglio, la sosta e l’ancoraggio. Noi abbiamo chiesto per tempo il permesso, all’Ente Parco. Se uno vuole però la può facilmente visitare, con gruppi accompagnati e organizzati: la Toremar fa servizio traghetti tutti i martedì da Piombino e da Rio Marina, e durante il periodo estivo c’è un traghetto tutti i giorni da Marina di Campo. Noi con la nostra barcona non accostiamo al moletto, che tra l’altro è pieno di punte di ferro sporgenti arrugginite, ma ancoriamo poco più in là, fuori dal campo di manovra del traghetto, e col gommone entriamo nel piccolo porticciolo
IL PORTO

Se non fosse per Sandro e Carlo, che con la sua famiglia ci aspetta sul molo, sarebbe tutto deserto. L’impressione arrivando è meravigliosa, terribile ed emozionante. Il piccolo porto è una meraviglia, con i palazzi, le casette, le scale, le mura: il tutto costruito secondo sovrapposizioni di stili diversi e di epoche diverse. Ma solo una piccola parte è efficiente e restaurata: il resto è in completo ed evidente abbandono. Sembra un paese fantasma. Un posto magnifico, magari proprio perché in piena decadenza. L’abbandono conferisce al tutto un fascino particolare, ma anche un filo di inquietudine. E’ una scenografia stupefacente. Il risultato di una lunga storia, spesso una storia tragica. Una storia appunto di abbandoni e di successive riconquiste dell’Isola da parte dell’uomo, periodi di decadenza alternati a nuove riscosse e a nuove prospettive. Dopo Napoleone, anche il Conte Zuccagni nel 1841 ha provato a rilanciare l’isola, a ripopolarla e restaurarla, ma anche lui non ce l’ha fatta. E poi è venuto il penitenziario…

IL SIGNOR ALBERTO

Sandro è Guardia Carceraria e Carlo (Mazzerbo) è il Direttore del Carcere di Porto Azzurro, da cui dipende ora Pianosa. Ci accolgono con grande calore e simpatia. Carlo ci racconta la storia recente del Carcere, e ci porta a visitare quel che ne rimane. Ma intanto dal traghetto sbarca il signor Alberto, e non possiamo tutti quanti fare a meno di ascoltarlo e poi seguirlo: Alberto, che avrà ottant’anni, è nato qui, suo padre era un addetto alla sicurezza. E qui ha vissuto fino a tutta la Guerra, poi se n’è andato, e oggi torna a casa, dopo 65 anni! E’ emozionantissimo, ed è emozionante seguirlo tra i vicoletti e le case subito dietro al Porto. Lui vorrebbe entrare in quella che era la sua casa, ma non si può: è puntellata e pericolante. Chiede al Direttore se può comprarsi la sua vecchia casa, ma non si può nemmeno questo, è demaniale. Alberto racconta della sua infanzia, racconta di quando il paesino era abitato da un sacco di famiglie, racconta dei suoi giochi di bambino, delle regole ferree a cui comunque anche i ragazzini dovevano sottostare per non invadere gli spazi del penitenziario, racconta di un detenuto che gli era simpatico e gli faceva dei regali e di suo padre che lo sgridò, racconta degli anni della guerra. Ha le lacrime agli occhi, e con lui sembra di rivivere una Pianosa diversa, sembra che i muri si rianimino, che le orbite vuote delle finestre sfondate delle case si rimettano delle ciglia fatte di tendine, sembra di risentire voci e presenze. Poi il signor Alberto ci lascia: va a visitare il cimitero, sperando che almeno quello sia rimasto uguale. E noi invece proseguiamo la visita del Carcere.

IL MURO

Il Direttore ci porta in un edificio in fondo, oltre al Paese, oltre alla bellissima villa che fu dell’Agronomo, e che ora rischia di cadere a pezzi. L’Agronomo era una persona importante, perché la Colonia Penale era una fiorentissima azienda agricola, dove si coltivavano i campi, si allevava bestiame, si faceva il vino. Ci sono ancora le cantine. A suo modo Pianosa è sempre stato un Carcere modello: oltre al sanatorio, era un posto in cui si poteva godere di un regime di
semilibertà. Ad un certo punto dobbiamo superare un enorme muro di cemento armato, fatto però di ben poco cemento, perché si vede che è recente, eppure è già cadente. E’ un segno drammatico che stona col panorama, una ferita profondamente angosciante ed antiestetica che rovina un contesto urbanistico storico che viceversa sarebbe molto bello, molto umano. E non è un caso: il muro l’hanno fatto nel 1979, negli anni di piombo, quando Pianosa è tornata ad essere un carcere di massima sicurezza per terroristi e poi – dopo le stragi di Falcone e Borsellino – ha continuato ad ospitare mafiosi particolarmente pericolosi. Quelli sono stati anni duri e tristi: l’Isola era presidiata militarmente, e tutto il resto (il regime di semilibertà, gli esperimenti di rieducazione) non contava più. Ora è rimasto questo muro allucinante, che comunque ben rappresenta storicamente i paradossi dell’epoca: in realtà il muro, ad un certo punto, finisce nel nulla. Quindi non è mai servito veramente: era più che altro una scenografia ad uso delle telecamere della stampa, un po’ come il muro di cartone che delimitava i confini di Truman Show.





MICRO E MACRO FAUNA

Girando per quelli che fino a poco tempo fa erano campi coltivati, costeggiando quello che fino all’altroieri era un campo di calcio con le porte ora semicrollate, ci viene spontaneo fermarsi a filmare. Ma Sandro, la Guardia che ci accompagna, ci consiglia molta prudenza: l’isola è letteralmente infestata dalle zecche. Ce ne accorgiamo subito a nostre spese: entrano dai finestrini, si infilano nelle pieghe degli abiti e cercano ovviamente di attaccarsi alla pelle. Un vero flagello. Ma come mai? Ci spiegano che dopo l’abbandono dei campi, e soprattutto dopo che sull’isola non c’è più bestiame, le zecche sono esplose. Ma non si può fare nulla? Si potrebbero spruzzare insetticidi, ma il Parco si oppone, perché ne farebbe le spese anche l’altra micro-fauna. D’accordo, però in questo modo la macro-fauna, cioè gli essere umani, ne escono piuttosto malconci…
In ogni caso anche le zecche vanno ascritte ai danni provocati dall’abbandono di questo angolo di Paradiso: non c’è nulla da fare, se l’uomo ad un certo punto rompe l’equilibrio naturale, comunque alla fine son… cazzi suoi. O fa un passo indietro radicale, cioè si toglie di mezzo e abbandona totalmente un luogo, oppure spetta a lui (cioè a noi) trovare un nuovo equilibrio.

TUTTI AL RISTORANTE DEL CARCERE

Quando noi ci siamo stati, a fine giugno, c’erano sull’Isola 5 detenuti, e ne stava per arrivare qualcun altro. Ci hanno mostrato le loro celle, aperte. E la cucina. Girano liberi sull’Isola, sono detenuti ormai a fine pena, che hanno dimostrato senso di responsabilità e ottima condotta. Lavorano per conto della Cooperativa San Giacomo, che organizza il reinserimento di numerosi detenuti ed ex detenuti, qui a Pianosa e non solo. Gestiscono il Ristorante, che poi è l’unico edificio veramente vivo dell’Isola, il punto di incontro. Qui vendono i souvenir fatti da loro, soprattutto magliette. E si mangia decisamente molto bene: il cuoco è un vero professionista, che prima di finire in carcere faceva lo chef. Intendiamoci: a Pianosa i detenuti non è che li distingui, perché ovviamente non girano con la casacca a righe né con la palla di piombo al piede! Ed è bello e giusto così: la comunità è composta appunto da detenuti e poi da guardie carcerarie, guardie forestali, volontari della croce rossa, poi ci sono i gruppi di turisti giornalieri (quando ci sono) e i ricercatori universitari. Che a pranzo e a cena si ritrovano tutti al Ristorante...

I BIOLOGI MARINI

E’ lì che abbiamo fatto amicizia con Luigi e poi Roberto (Bedini). Sono biologi: il fondale attorno a Pianosa è una grande pianura, una secca poco profonda, che rappresenta una enorme riserva di biodiversità di fauna e soprattutto di flora marina, a portata di mano degli studiosi e soprattutto protetta dal Parco. Adesso stanno facendo esperimenti su una particolare alga infestante. Ma col professor Bedini ragioniamo soprattutto di Pianosa, del suo presente e del suo futuro. Lo stato attuale di abbandono grida vendetta, e per Pianosa bisogna trovare assolutamente delle prospettive.

Pianosa sarebbe un ottimo centro di documentazione e di ricerca scientifica: la natura protetta è
ricchissima, le strutture ci sono. Pianosa è da sempre sospesa fra due criteri: da una parte la conservazione della natura, dall’altra le esigenze dell’uomo (carcerati, contadini, pastori o pescatori). Fin dal 1817 c’è un pronunciamento preoccupato dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, che si lamenta che gli agricoltori elbani a Pianosa stavano rovinando un habitat naturale allora ancora intatto. Ma una cosa è certa: così non la si può lasciare
PARCO ACCESSIBILE

Col direttore Mazzerbo si ragiona anche riguardo ai motivi che hanno portato Pianosa a questa decadenza: l’abbandono del carcere e dei suoi progetti, la mancanza di fondi ma anche – purtroppo – una conflittualità fra Enti Locali e Ministero di Grazie e Giustizia, e qualche contraddizione anche fra Enti vari e il Parco. Certo adesso Pianosa, con i suoi edifici cadenti, il suo abbandono, le zecche e i suoi fantasmi, grida vendetta. E nel contempo entusiasma però per le sue potenzialità straordinarie: potrebbe diventare un sacco di cose, e soprattutto – con un progetto sensato e una buona coordinazione fra Enti gestori ed obiettivi – potrebbe diventare un sacco di cose contemporaneamente. Fatta salva la tutela della Natura a cura del Parco (qualcuno pensa anche di privatizzarla e di aprirla al turismo di massa, ma questa prospettiva speriamo non si realizzi mai) questa magnifica Isola potrebbe sviluppare un turismo tematico (didattico), controllato ed eco-compatibile, una sorta di modello-Galapagos dove migliaia di turisti riescono a non intaccare un vero paradiso naturalistico. Qualcuno immagina anche che Pianosa potrebbe diventare il luogo di una agricoltura sperimentale, biologica e ovviamente a scopo didattico: certo la vocazione di Pianosa è sempre stata agricola: oltre alle fattorie-modello del carcere, da tempo immemorabile i contadini elbani venivano qui a coltivare la terra. Le cronache del 1790 raccontano che ci stavano 100 contadini stagionali, 25 pastori e 10 pescatori napoletani. Quindi la flora e la fauna “autoctona” o endemica che dir si voglia sono state ampliamente contaminate, ma a questo proposito bisognerebbe sentire cosa ha da dire il Parco. Un’altra ipotesi ancora che è venuta subito in mente a me-Syusy è quella di riprodurre qui una vita pre-industriale, ante-sviluppo e a-tecnologica: in poche parole, si potrebbe vivere come nell’800, al modo degli Amish americani, in una sorta di Parco storico-naturalistico!





DRAGUT

Al pomeriggio andiamo a visitare le suggestive catacombe, che Carlo (Parellini) ci illustra. Poi approfittiamo della sua gentilezza e della squisita simpatia di Sandro, la Guardia, e proponiamo loro di collaborare alle nostre “ricostruzioni storiche”, ad uso della trasmissione che stiamo girando per Yacht&Sail Sky: gli infiliamo due costumi e Carlo diventa un distintissimo e non meglio specificato Marchese di Pianosa (forse il Marchese Appiani?), mentre Sandro è un perfetto Dragut. Con loro così agghindati giriamo le scene in cui il Marchese si aggira lungo i merli della fortificazione, mentre sta sbarcando il Pirata…
Ci divertiamo, ed è anche un pretesto per girare l’Isola, lungo i sentieri appena segnati fra l’erba
che sta re-impossessandosi del terreno (sempre attenti alle zecche!). Andiamo lungo la costa, oltre ai Bagni di Agrippa, verso appunto la Punta de Marchese, a godere del panorama del mare e della costa. La sera torniamo nel centro abitato, a vedere la Mostra di fotografie e testimonianze storiche della vita dell’Isola, raccolte dalla Associazione Amici di Pianosa: un gruppo di appassionati, tra cui alcuni ex abitanti, che si dedica volontariamente a preservare la memoria storica. E poi, per stanotte, non saliremo a bordo: per il maltempo infatti Adriatica ha abbandonato Cala dei Turchi, e si è ridossata dalla parte opposta dell’Isola, a Cala della Ruta. Noi dormiremo nella foresteria: camere riservate ai ricercatori o ai documentaristi di passaggio, ma anche ai turisti che ne fanno (come noi) domanda anticipata, organizzandosi per tempo. La mattina dopo si riparte con Adriatica, e anche noi siamo diventati a questo punto a tutti gli effetti “amici di Pianosa”, dove tra l’altro ci siamo fatti in poco tempo anche degli amici veri: ciao Sandro, berremo la tua bottiglia di vino alla tua salute, in navigazione verso Montecristo e poi verso l’Argentario, dove si imbarcherà il secondo equipaggio del Concorso CercasistarQ8.
FONTE: http://turistipercaso.it/

Primato Bandiere blu 2011 per la Toscana

Con i suoi 633 km di coste (continentali e insulari) la Toscana risulta essere tra le tre regioni con il maggior numero di Bandiere blu 2011(nell'ipotetico podio a pari merito con Marche, e con una Bandiera blu in meno della Liguria, che continua ad essere la "regina" incontrastata). Le coste, l’Arcipelago toscano e le sue 7 isole fanno della Toscana, una delle regioni d'Italia migliori sotto il profilo della sostenibilità ambientale e della pulizia.
Nell’elenco dei comuni meritevoli della Bandiera blu, troviamo: Forte dei Marmi, Pietrasanta, Camaiore, Viareggio (Lucca); Pisa-marina di Pisa-Tirrenia-Calambrone; Livorno-Antignano e Quercianella, Castiglioncello e Vada di Rosignano Marittimo, Cecina, marina di Bibbona, Castagneto Carducci, San Vincenzo, Riotorto-Piombino: parco naturale della Sterpaia (Livorno); Follonica, Castiglione della Pescaia, Marina e Principina di Grosseto, Monte Argentario (Grosseto).

Le località balneari toscane sono famose non solo per la straordinaria bellezza delle sue spiaggie e per la qualità offerta dai suoi stabilimenti, ma anche per la vita notturna che locali e discoteche offrono a turisti di ogni età.

L’obbiettivo Bandiera blu è stato perseguito grazie all’attuazione di piani e progetti per la cura e lo sviluppo territoriale della Regione Toscana. Dal 2006 gli esperti hanno messo in atto dei programmi di monitoraggio e attività di controllo delle acque di balneazione e dell’ambiente marino, seguendo le direttive dell’UE in materia. Si è giunti alla classificazione di quattro aeree qualitative dal punto di vista ambientale all'interno delle varie coste: un' area di eccellenza, una di buona qualità, la terza su livelli sufficienti e un'ultima zona scarsa sotto il profilo dell'ecosostenibilità, ebbene quest'ultimo caso risulta essere molto poco presente nella regione. Tale successo ha il doppio significato di rappresentare

Costa toscana: un mare di bandiere blu!

Estate a “tutta Toscana”? Probabile!! Secondo le statistiche ed i dati analizzati da Legambiente e Touring Club le zone migliori della Toscana sono 23, il primato spetta a Capalbio. In testa a tutte le classifiche italiane basate su analisi di dati che prendono in esame ambiente, natura e servizi questo anno vede la, Maremma, ai primi posti infatti a quanto pare la zona toscana è seconda solo alla Sardegna e alla Puglia, la Toscana dunque si conferma una delle regioni con le spiagge più belle, mantenendo 23 località balneari consigliate per paesaggi e accoglienza turistica. I dati che seguono dimostrano un qualcosa di importante, infatti si deve comunque pensare che la bandiera blu non solo riconosce il grado in cui viene conservato il patrimonio ambientale, ma anche e sopratutto riconoscono l’alto valore della complessa e fitta rete che oltre al servizio per il turista e il cittadino viene tessuta costantemente anno dopo anno tutti i giorni da operatori turistici, amministratori e addetti al settore.

Così è la Toscana secondo la Guida Blu 2011 di Legambiente e Touring Club, che orienta le vacanze sostenibili tracciando un quadro dei migliori luoghi di mare e di lago del Paese. Come nel 2010 è al terzo posto in Italia. E ancora una volta spiccano tre campionesse a 5 vele: prima in regione e terza fra le 14 migliori in Italia, c’è Capalbio, preceduta da Pollica in Campania e l’Isola di Salina in Sicilia; poi Castiglione della Pescaia (al quinto posto) e la Capraia (al nono). Sono loro ad ottenere il massimo riconoscimento assegnato ai Comuni capaci di coniugare tutela dell’ambiente, offerta di servizi e politiche improntate alla valorizzazione del paesaggio. A Capalbio piace molto la spiaggia del Chiarone, al confine con il Lazio, ma fra le motivazioni che l’hanno portata a scalare un altro gradino rispetto al 2010, oltre all’attenzione dell’amministrazione comunale alla salvaguardia del territorio e delle sue insenature, ci sono progetti di “sensibilizzazione giovanile alla sostenibilità, un forte impegno per la raccolta differenziata, l’attenzione alle rinnovabili e un piano di realizzazione di piste ciclabili”. Elementi che hanno premiato anche Castiglione, mentre l’isola dell’arcipelago è segnalata soprattutto per la qualità delle acque e l’appeal per lo snorkeling.
È ancora e solo grossetano il litorale dove sventolano 4 vele: Follonica, Isola del Giglio, Magliano in Toscana, Marina di Grosseto e Scarlino. A 3 vele l’Elba, Castagneto Carducci e Orbetello. Il Comune finora guidato dal sindacoministro Altero Matteoli fa un passo indietro. “È stato penalizzato per i progetti dell’amministrazione sul porto di Talamone — dice Angelo Gentili, responsabile di Legambiente per la Maremma — E anche Monte Argentario è passato da 3 a 2 vele per lo sviluppo legato al cemento. Il cambio di rotta impresso dal voto nelle ultime amministrative, però, ci fa ben sperare”. Non possono fare lo stesso Cecina e la Versilia, fanalini di coda della regione. Complici coste con troppo cemento e acque non proprio cristalline. I criteri di valutazione utilizzati da Legambiente (21 indicatori) sono suddivisi in due categorie: qualità ambientale e livello dei servizi ricettivi. Si va dall’uso del suolo alla mobilità, dal ciclo dei rifiuti alle condizioni del mare. Parametri simili anche per le località lacustri, che ci assicurano il quarto posto in Italia con il lago dell’Accesa a Massa Marittima, sempre in Maremma.

Toscana, 11 itinerari sulle strade dei Mondiali di Ciclismo

Un tracciato molto impegnativo che appassionera' i turisti amanti dello sport e che vede la prima difficolta' con la salita di Montecatini Alto (intorno ai 30 Km), seguita dallo strappo del San Baronto (al Km 50), per poi seguire con la volata in discesa verso le strade percorse da Franco Ballerini.

Infine si entra nel vivo delle strade del Rinascimento Fiorentino per 11 volte: in ogni giro si affrontera' una salita, quella di Fiesole (4,5 km al 6%) e poi quella di via Bolognese, 590 metri all'11% con pendenza massima del 19,4%.

Dalla Lucca medievale, al passaggio dal centro di Montecatini Terme, dalla zona delle Terme e la salita di Vico fino alle perle della Valdinievole e della Valle di Bisenzio sono tante quindi le occasioni di percorrenza per coloro che decideranno di avventurarsi lungo gli itinerari delle due ruote e del Mondiale targato Toscana: undici gare per undici percorsi che potranno essere affrontati dai cicloturisti che ricercano l'emozione di ripercorrere le tracce dei grandi del ciclismo. Sara' un'immersione autentica nel territorio e un'occasione per ammirare i paesaggi della Toscana.

giovedì 16 giugno 2011

Il Chianti, vino e territorio una ricerca svela tutti i segreti

Il Consorzio Vino Chianti ha commissionato un'indagine demoscopica per capire qual è la percezione della zona e del prodotto. Ecco tutti i dati raccolti.





Gli italiani e il Chianti. E' questo il titolo dell'indagine demoscopica svolta da AstraRicerche per il Consorzio Vino Chianti. La ricerca è stata realizzata nel maggio 2011 tramite 2.094 interviste a un campione rappresentativo degli Italiani 18-64enni, pari a un universo di circa 44 milioni di persone: 1.294 interviste sono state effettuate on line e cioè fatte con il metodo CAWI (Computer Aided Web Interviewing) ai nostri connazionali che accedono a Internet, mentre le restanti 800 interviste sono state fatte via telefono con il metodo CATI (Computer Aided Telephone Interviewing).

La prima area esplorata è stata quella delle associazioni, dei significati spontaneamente attribuiti alla parola ‘Chianti’. Domina incontrastato il riferimento al vino, citato dal 95% del campione e qualificato liberamente come toscano, rosso, genuino, di buona od ottima qualità, prestigioso, tradizionalmente in fiasco, uno dei prodotti-chiave della tradizione eno-gastronomica italiana, piacevole da consumare e in particolare da bere in compagnia. Il 55% fa riferimento ad una vasta zona della Toscana, per lo più indicata come connotata da bellissime colline, di grande interesse turistico (per gli italiani e per gli stranieri), classicamente attrattiva. Il 3% cita la carne (in particolare la bistecca, la ‘fiorentina’, la Chianina, ecc.). Tutte le altre citazioni spontanee, incluse le rare errate, non raggiungono il 5%.

La conoscenza della localizzazione del Chianti è eccellente: l’82% degli intervistati fa riferimento alla Toscana, mentre un modesto 13% non sa collocare il Chianti in una regione italiana e il 5% non è neppure informato che il Chianti è geograficamente individuabile. È interessante notare che l’area dell’ignoranza parziale o totale, in media pari al 18%, scende al 5% tra i toscani ma raggiunge ben il 41% tra i 18-24enni.

Quanto al profilo d’immagine della zona del Chianti, esso appare eccezionalmente positivo. Infatti, le riserve o le critiche non raggiungono mai il 10% del campione: in particolare, la percepita decadenza è indicata dal 4 per mille, l’‘invasione’ da parte di troppa gente da meno del 5%, la sopravvalutazione dei suoi vini dal 5%, l’esorbitanza dei prezzi (legata alla sua stessa fama) è lamentata da meno del 9%. Prevalgono i giudizi positivi: quest’area è bellissima (80%), è zona di produzione di vini di grande qualità (74%) oltre che famosi nel mondo (67%), offre una grande tradizione culinaria ed enogastronomica (57%), è un patrimonio paesaggistico e culturale (52%), è molto amata dagli stranieri (51%), è una destinazione turistica importante (42%), è pure un simbolo dell’eccellenza italiana (sempre 42%), è abitata da persone cordiali e simpatiche oltre che accoglienti e ospitali (30%) così come da VIP italiani e stranieri (il 18% evoca il Chiantishire). È inutile dire che in Toscana pressoché tutti i giudizi risultano al di sopra della media (anche per una sorta di orgoglio locale), mentre i dati più elevati s’incontrano in genere al di sopra dei 40 anni, dal momento che i giovani adulti e specialmente i giovani 18-24enni risultano non solo più ignoranti ma anche più ‘lontani’ dal Chianti e suoi minori estimatori.

Quanto al rapporto personale con la zona del Chianti, solo il 4% afferma di non esserci mai stato e di non avere alcun interesse a farlo; vale il decuplo la percentuale di coloro che amerebbero andarci per la prima volta (40%); il 57% è stato in quest’area. In dettaglio, il 2% ci vive o ci viveva in passato, il 23% c’è stato numerose volte, il 15% solo una volta, infine il 18% solo di passaggio. Se in media il 43% degli intervistati non è mai stato sinora in Chianti in vita sua, tra i 25-34enni si arriva al 51% e tra i 18-24enni addirittura al 66%.

Le motivazioni di visita del Chianti sono state in larga misura connesse al turismo (82% di chi vi si è recato almeno una volta: in un caso su tre restandovi più di una settimana, in due casi su tre meno di una settimana, in un caso su tre anche o solo per visitarvi cantine e provare vini); il 19% è stato sin qui in Chianti per andare a trovare amici, il 13% per motivi di lavoro e – assai raramente – di studio, il 7% avendo legami familiari in zona.

Passiamo ora ai consumi di vino. L’11% del campione si definisce astemio e un altro 13% indica consumi infimi (basati sul bere un bicchiere di vino con frequenza men che mensile); il 19% risulta saltuario (poche volte al mese); il 24% può essere qualificato quale medio (bevendo vino 2-3 volte alla settimana); infine il 34% è indicabile quale forte consumatore di vino (ossia 4 o più volte alla settimana: in prevalenza quotidianamente).

Quanto alle personali preferenze circa i vini, quelli rossi sono indicati dal 38%, quelli bianchi dal 18%, quelli rosati dal 7%; il 20% privilegia i vini frizzanti versus il 13% che cita, all’opposto, quelli fermi; il 16% preferisce i vini robusti e corposi versus il 13% che cita invece quelli leggeri e morbidi; il 15% preferisce i vini fruttati e dolci e il 7% quelli secchi. Il 34% preferisce i vini italiani e il 31% quelli DOC o DOCG o IGT, col 18% che ama provare vini diversi di più aree geografiche e il 13% che preferisce di volta in volta quelli della zona in cui si trova, mentre solo il 6% si limita ai vini della propria zona d’origine. I veri intenditori, che conoscono i diversi vitigni e le principali marche, sono solo il 5%, mentre un ben maggiore 36% afferma di amare il vino e di conoscerne diversi tipi ma senza esserne un intenditore; il 28% ama bere vino ma senza intendersene granché; il 13% dice di consumare poco vino e di non intendersene affatto. È interessante notare che solo il 10% preferisce vini dal nome sicuro e affidabile indipendentemente dal prezzo, mentre il 9% privilegia vini convenienti o comunque non troppo cari.

La conoscenza del vino Chianti è più che buona: solo il 3% non lo ha mai sentito nominare; il 18% lo conosce ma solo di fama, senza averlo mai consumato; il 37% l’ha provato ma sostiene di non conoscerlo molto bene; il 41% (circa 18.2 milioni di adulti) ne è un ottimo conoscitore (qui con prevalenza dei maschi, degli ultra25enni, dei residenti in Toscana – ovviamente moltissimo – e al nord).

Quali tipi di vino sono associati al Chianti? I rossi (82%: solo il 16% evoca i bianchi e un ancor minore 7% i rosati); i DOC/DOCG (55%); i vini robusti e di buon corpo (33%: meno del 7% evoca quelli leggeri e morbidi e solo l’1% quelli con basso contenuto alcolico); i fermi (15% versus il 7% che indica anche i frizzanti).

La frequenza di consumo del Chianti è nulla o quasi per il 25% del campione; assai bassa (da una volta al mese sino a una al trimestre) per il 37%; media (ossia più volte al mese) per il 27%; alta (cioè più volte alla settimana e spesso quotidianamente) per il 12%. Sommando le ultime due risposte si ottiene un totale di 13.4 milioni di consumatori con frequenza significativa, con ovvio predominio della Toscana (qui si giunge addirittura al 69%).

I principali pregi spontaneamente attribuiti al Chianti sono cinque: il gusto/sapore (33%), la corposità/robustezza/struttura (26%), il profumo (14%), l’alta qualità garantita (12%), il bel colore rosso (10%). L’unico difetto è - ma solo per il 20% dei conoscitori di questo vino - il prezzo, talora troppo elevato.

Il profilo d’immagine del Chianti, inteso come vino e non come area, è buono, seppur con alcune ‘ombre’. I tratti principali sono la DOC (48%), l’ottima distribuzione e la conseguente facile reperibilità (48%), la domanda anche da parte dei turisti (48%), l’ottimo abbinamento con le carni rosse (47%) e – per la metà – con molti formaggi (24%), coi primi piatti (15%) e con gli antipasti (12%). Il Chianti è poi un vino adatto come regalo/omaggio (40%), con un bellissimo colore (39%), perfetto accompagnamento di molti cibi e piatti della tradizione italiana (39%), validissimo per occasioni speciali (36%), naturale e genuino (ossia non manipolato: 35%), con un ottimo rapporto qualità/prezzo (29%), adatto a un consumo quotidiano (26%), con carattere ma senza essere troppo forte e corposo (25%), morbido/rotondo e piacevole da bere (23%), robusto e corposo (18%). Va aggiunto che al 32% degli intervistati piace molto personalmente (si tratta di ben 10.6 milioni di adulti). Alcune aree critiche riguardano la carenza di marche note e qualificate (indicate solo dal 26%) e di talune marche davvero eccezionali (segnalate solo dal 20%): in generale il branding risulta modesto, come conferma anche la rara percezione di significativi investimenti in pubblicità, propria di meno dell’8%. Il secondo, rilevante punto di debolezza è legato al fatto che il Chianti non è reputato un vino trendy, di moda (solo il 12% ne è convinto). Il terzo attiene all’evidente ‘divorzio’ in atto con le giovani generazioni.

Al di là di questi limiti, sono grandi la forza, la notorietà e il prestigio del Chianti: basti dire che il 76% dei conoscitori lo ritiene un vino non solo famoso ma anche uno dei motivi di orgoglio del Made in Italy nel settore enologico; il 61% lo giudica uno dei migliori rossi italiani; il 57% ne esalta la grande tradizione; il 46% ne parla in relazione a un intatto e grande successo; il 28% segnala il fatto che la sua eccellente reputazione non è mai stata intaccata da scandali (diversamente da altri vini anche toscani e anche celebri); meno del 4% ne percepisce una qualche decadenza, una perdita di successo rispetto al passato.

D’altra parte, è assai buona l’immagine del consumatore tipico del Chianti, poco definito in termini di aree geografiche e di genere (per la sua sostanziale trasversalità); positivamente identificato con i 30-50enni più che con gli anziani e ovviamente i giovani; vedente l’assoluta prevalenza di chi ama trattarsi bene e sa apprezzare il vino (62%), di chi ama i prodotti del territorio, connessi a specifiche tradizioni locali (non necessariamente proprie: 48%), di chi privilegia cibi e bevande genuini e non manipolati (41%), degli intenditori e cioè degli amanti dei buoni vini (36%).

Le occasioni di consumo personale del Chianti vedono ai primi posti l’assunzione domestica ai pasti (53%) e – sempre ai pasti – al ristorante/trattoria/pizzeria (52%). Il 33% evoca le cene conviviali con tanta gente, il 31% quelle a casa di familiari/amici/conoscenti col Chianti offerto dagli ospitanti, mentre il 28% fa lo stesso riferimento ma parlando del Chianti portato in omaggio agli ospiti (28%). Minoranze più ristrette parlano del consumo presso enoteche o wine bar (23%), delle occasioni importanti (come feste, compleanni, anniversari, ecc.: 21%), con solo il 9% che riferisce del consumo domestico al di fuori dei pasti (nel pomeriggio, all’aperitivo, ecc.) oppure fuori casa presso bar e pub (7%).

I vini giudicati un’alternativa di consumo al Chianti sono numerosi: al primo posto troviamo il Brunello di Montalcino (49%), seguito dal Nero d’Avola (38%), dal Rosso di Montalcino (31%), dal Montepulciano d’Abruzzo (29%), dal Barolo (28%), dal Morellino di Scansano (26%), dal Sangiovese (25%), dal Nobile di Montepulciano (24%), dal Dolcetto d’Alba (23%), dalla Barbera d’Asti (22%), dal Primitivo (21%), con molti altri vini con percentuali minori di citazioni.

L’acquisto personale di Chianti è nullo per il 18%, saltuario per il 68%, frequente o regolare per il 14% (in quest’ultimo caso si tratta di 4.6 milioni di persone, non necessariamente consumatori in proprio, tenendo conto del buying da parte di varie responsabili degli acquisti che agiscono ‘su ordinazione’ da parte di un familiare bevitore).

I canali d’acquisto utilizzati dai buyers del Chianti vedono il prevalere della GDO (supermercato 53%, ipermercato 40%, superette 7%, discount 5%) sull’enoteca/wine bar (per l’acquisto - specie saltuario - 50% o per il consumo sul posto che si ferma al 12%), sui ristoranti/ecc. (per il consumo al tavolo: 21%), sui bar o pub (per la mescita: meno del 5%).

Quali sono i drivers nella scelta del Chianti? Al primo posto la presenza di un marchio di garanzia (51%), seguito dal prezzo (49%), dalla zona specifica di provenienza (44%), dalla marca (39%), dalle indicazioni dell’etichetta (35%), dall’annata (33%), dalla visibilità/riconoscibilità dell’etichetta (24%), dalla cantina (24%).

E il giusto prezzo per una bottiglia di Chianti? Solo il 14% non supera i 4 €; il 24% si colloca tra i 5 e i 6 €; il 38% tra i 7 e i 10 €; il 24% va dagli 11 € in su. Si tratta, ovviamente, di prezzi non in promozione: colpisce comunque il forte divario tra il prezzo medio effettivo di vendita del Chianti nella GDO e i prezzi che il consumatore si dice disposto a pagare, il che lascia intendere che il calo (e spesso il tracollo) dei prezzi registratosi specie negli ultimi anni, oltre a danneggiare gravemente i produttori e la loro redditività, non serve a soddisfare bisogni collettivi in materia.

Per finire, ecco qualche dato sul Consorzio del Chianti: per quel che attiene alla sua conoscenza, il 53% è informato della sua esistenza ma solo il 15% ha informazioni precise in merito (è vasta l’ignoranza circa la distinzione tra Chianti Classico e non). Le aspettative ad esso rivolte riguardano con forza (‘molto’) il controllo dell’intero ciclo produttivo a tutela della qualità del prodotto (70%); il controllo del rispetto dei requisiti della DOC (69%); la tutela del marchio Chianti in Italia e nel mondo (68%); la garanzia del rispetto degli standard minimi di qualità e integrità da parte di tutti produttori associati (66%). Su valori più bassi, che però diventano largamente maggioritari se ai rispondenti ‘molto’ si aggiungono quelli ‘abbastanza’, troviamo l’assistenza tecnica e il supporto informativo a tutti i produttori associati; la promozione del territorio e del vino tramite eventi nazionali e internazionali e – un po’ meno – tramite pubblicità ecc.; l’attività di rappresentanza dei produttori presso le istituzioni e i partner commerciali.

Una prima conclusione è questa: il Chianti si presenta tuttora come uno dei grandi vini italiani, ricco di tradizione, profondamente radicato in uno splendido territorio piuttosto noto e assai caro agli Italiani e agli stranieri; identificato col rosso di buon corpo (ma non troppo greve), con un gusto e un profumo e un colore eccellenti, esso è parte a tutti gli effetti dell’eccellenza del Made in Italy. Non riesce, però, a captare i giovani e – in parte – i giovani adulti; non gode della notorietà e del ‘traino’ di forti marche; non risulta adeguatamente comunicato e promosso; non è in alcun modo un prodotto trendy e di moda. Inoltre, viene svenduto in misura esorbitante, tra l’altro non rispondendo alle aspettative e alle richieste di gran parte della domanda. Merita, perciò, di essere sostenuto da adeguate strategie e politiche di parziale riposizionamento, di rivalorizzazione, di incremento del ruolo delle marche (in un contesto nel quale il Consorzio gioca un importante ruolo, solo in parte noto ma sostenuto da un vasto consenso circa le sue finalità istituzionali).
FONTE: REpubblica.it