mercoledì 21 aprile 2010

Trekking nella Maremma autentica della Toscana

Natura e sport. È il connubio perfetto per vivere un viaggio indimenticabile praticando il proprio sport preferito, il trekking, in una delle regioni più suggestive dell'Italia: la Toscana. In uno scenario per molti aspetti rustico e legato al passato, questa terra, in particolare la Maremma, è facile incontrare contadini, pastori e soprattutto briganti, temuti e rispettati perché incarnavano il desiderio di ribellione dei dimenticati. Uno dei territori meno abitati della Toscana che sta riscoprendo le sue radici anche grazie al progetto di recupero delle Vie per le acque, un sistema di vecchi sentieri lungo canali e torrenti, il primo dei quali è già percorribile.
Tra la campagne amate da poeti e pittori si ritrovano le storie di leggendari personaggi, come Domenico Tiburzi, detto Domenichino, il più famoso tra i malandrini toscani. La sua prima colpa fu quella di aver raccolto un fascio d'erba sul terreno di un aristocratico, Del Bono, che scoprendolo lo multò: 20 lire (nel 1867 era come dover pagare 20.000 €). Tiburzi lo attese, lo uccise e poi, ormai fuorilegge, si diede alla macchia. Ecco quindi due sentieri selvaggi e spettacolari, densi di bellezze e racconti, da percorrere a piedi, in bici o a cavallo. Per ritrovare il fascino della Maremma più autentica.

Il sentiero La Fonte Leopoldina e la Stellata è il primo itinerario del progetto Vie per le acque, a cura del Comune di Manciano, attraversa centri abitati, poderi e strade romane. I tracciati dimenticati, spesso chiusi o nascosti dalla vegetazione spontanea, sono stati ripuliti e mappati. Camminando si osserva la natura e si percorre anche la storia: si parte da Montemerano e arriva a Saturnia in poco più di 8 chilometri da fare, naturalmente, a piedi. Il tratto di strada iniziale, circondato da ulivi secolari, conduce alla Fonte Leopoldina, una polla surgiva. Accanto, fino a qualche anno fa c'era l'Olivo del Drago. Una leggenda racconta che qui era stata legata una principessa rapita da un drago che fu poi salvata da San Giorgio. Ogni anno, dal 23 al 25 aprile, con la Giostra del Drago i contadini festeggiano l'evento. Intorno, uliveti e vigneti, rovi e rose selvatiche. Si cammina immersi nella campagna, tra casali trasformati in aziende agrituristiche dove è possibile acquistare frutta e verdura. Proseguendo si arriva fino alla Stellata, un piccolo torrente reso grigio-azzurro dall'acqua sulfurea delle Terme di Saturnia. La città termale si raggiunge passando tra campi di cereali accanto alla Fonte Buia in un varco nelle mura a nord. Da qui inizia l'esplorazione del centro di Saturnia: la via Clodia, l'antica strada romana e piazza Diaz.

Il borgo delle terme è il cuore caldo della Maremma. L'acqua, che arriva direttamente dal Monte Amiata spingendosi fino a 700 metri di profondità, è sempre intorno ai 37 gradi. Ci si può immergere nelle Cascate del Mulino, a due chilometri dal paese.

Un altro sentiero Pomonte e Ghiaccio Forte, perfetto per il trekking in un percorso che parte da Pomonte, vicino a Scansano, e ci ritorna con un tragitto circolare di 13 chilometri. Pomonte è un complesso rurale che risale al XVI secolo: la fattoria è una villa rinascimentale, voluta dal conte Mario Sforza nel 1575. Il sentiero che s'imbocca, passando da Torricelle, porta a Poggio Marcucci e al Fosso Sanguinaio. Sterrate, boschi di cerri e querce secolari, un passo dopo l'altro si entra nella zona archeologica di Ghiaccio Forte (IV-III sec. a.C.) che domina la valle dell'Albegna: i resti di una cinta muraria di circa un chilometro e un centro abitato di case e botteghe, un forno per la fusione dei metalli, un cippo sacro. Tornando sulla sterrata, per circa 1800 metri si scende al fiume Albegna, dove fermarsi per un picnic, tra salici, frassini e piante palustri. Ripreso il cammino, alla confluenza con il torrente Sanguinaio uno stradello riporta a Torricelle e da qui a Pomonte. Prima di lasciare la zona, vale una sosta l'Antica Sartoria di Maremma a Pancole, con le giacche maremmane in fustagno da buttero, i cappotti di casentino, camicie e casacche. Tutto fatto a mano.
FONTE: http://www.utilitymagazine.it

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