Una guida turistica che ripercorre idealmente la più antica strada commerciale del Medio Oriente, la Via Maris, usata dai pellegrini nel periodo crociato per raggiungere i luoghi sacri dell'Europa. È uno dei progetti di Cooperazione decentrata realizzati dalla Regione Toscana nell'ambito di “Med Cooperation”, programma di partenariato attivo dal 1999 che vuol “trasformare il Mediterraneo in uno spazio comune di pace, dialogo e riconciliazione”, coinvolgendo tre città israeliane di Haifa, Akko e Taybe e tre città palestinesi di Jericho, Nablus e Tulkarem. L’iniziativa - finanziata nel corso degli anni dalla Regione, da enti locali e da donatori esterni quali la Commissione europea -, apre nuovi scenari per il confronto e la collaborazione tra i due popoli e il suo obiettivo è perfettamente in linea con la strategia recente illustrata da Tony Blair e dal Quartetto. Questa, infatti, punta sul turismo come strumento di sviluppo economico locale palestinese e canale per la costruzione della pace.
Quest'anno, peraltro, si è aperta una nuova fase di Med Cooperation e il turismo sostenibile è al centro delle iniziative: il percorso culturale “Northern Holy Land Cultural Heritage Way” sulla via Maris non è l’unico. Si va, infatti, dalla ristrutturazione dell'antico edificio ottomano di Tulkarem, (previsto per il biennio 2010-2011), cofinanziato dalla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina nell'ambito di “Ali della Colomba”, alla promozione di un viaggio pilota in partnership con un tour operator arabo-israeliano di Nazareth, che propone un percorso inedito tra città di Israele e della Cisgiordania (è previsto per il prossimo autunno). Un recente meeting di coordinamento locale di Med Cooperation a Betlemme ha poi messo in agenda la creazione di un pacchetto turistico comune coordinato dalla città di Haifa; la formazione di operatori di marketing territoriale e fiere promozionali in Toscana con prodotti tipici delle città di Akko, Tulkarem, Nablus e Jericho.
Si tratta di idee che aprono decisamente la strada ad un futuro sempre più centrato sul turismo responsabile, alternativo a quello religioso o settoriale. Ciò, non solo per valorizzare il patrimonio culturale e architettonico del Medio Oriente, ma soprattutto per contribuire al dialogo tra due culture e per mettere assieme capacità, risorse e competenze di arabi palestinesi e israeliani.
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