Insieme all’arte e la cultura, l’enogastronomia è sicuramente un altro segmento sul quale il made in Italy vince a mani basse, esprimendo un’eccellenza fortemente radicata sul territorio. Punta di diamante del nostro incoming, eppure – paradossalmente – uno dei prodotti che solo di recente ha raccolto l’attenzione del tour operating e in genere del turismo organizzato. E non è un caso se gli esperti lo ritengono il settore più promettente nel panorama dell’offerta Italia: nel 2010, il turismo enogastronomico ha sviluppato un giro d’affari stimato in circa 5,5 miliardi di euro (nel 2000 si parlava di 3,7 miliardi), in regolare progresso a doppia cifra negli ultimi anni.
Un sondaggio di Coldiretti rileva che oltre il 35% degli italiani considera proprio il buon cibo ed il buon bere tra gli elementi determinanti nella scelta di una vacanza in Italia, e per il suo successo di qualsiasi vacanza, quale che ne sia la motivazione di base. È chiaro che se la componente cibo influenza fortemente le scelte dei vacanzieri, l’offerta sempre più ricca e varia di soggiorni enogastronomici sul territorio assicura al tour operating e alle agenzie di viaggi una preziosa opportunità di diversificare.
Gli stessi studi di settore certificano che nel 2010 il 5% delle vacanze in Italia è stato motivato da interessi esclusivamente enogastronomici. La domanda si deve soprattutto al mercato internazionale, ma quella italiana vale comunque il 36% del business. Che non è poco. E tra le mete elettive, dicono gli analisti specializzati (da Trademark Italia a Isnart) spiccano la Toscana (16%), l’Emilia Romagna (11%) e la Puglia (8%).
Una manna per indotto e territorio
Il turismo gastronomico ha tra i suoi pregi una serie di voci di spesa, niente affato marginali, che si riversano su indotto e territorio: durante il soggiorno, si è detto nell’ultima edizione di Biteg (Borsa del Turismo Enogastronomico), i visitatori hanno speso in media 82 euro ciascuno al giorno per l’acquisto di prodotti tipici, senza contare viaggio e alloggio. Il web incide con forza sui comportamenti di consumo di questi viaggiatori gaudenti e golosi: il 38% dei clienti sceglie sulla rete, nelle agenzie di viaggi non più del 15-18%. Come dire che anche in questo segmento di mercato, l’intermediazione deve e può recuperare terreno, e far valere il plus della consulenza.
L’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino fornisce altre indicazioni piuttosto circostanziate: tra le attività di chi viaggia per gola c’è prima di tutto l’escursionismo sul territorio, seguono le degustazioni di prodotti tipici, la visita a musei e mostre, e infine – ma molto indietro – l’intrattenimento serale (i dati sono stati diffusi dal periodico di Unioncamere Impresa Turismo).
In particolare l’indagine, promossa dall’associazione Città del Vino, segnala profili comportamentali del consumatore/turista e occasioni di consumo: il modello più frequente, ad esempio, tra gli enoturisti under40, è lo snapping (snack + supper) nei weekend o durante le vacanze, per gustare cibi tipici nei wine bar, accompagnati da un calice di vino locale. C’è anche chi – come gli enoturisti over40, organizza il proprio viaggio per fare food shopping e andare direttamente alla fonte delle filiere produttive, in cerca di prodotti tipici.
Gli eventi che creano offerta
Tra le occasioni di turismo enogastronomico gli analisti indicano i cosiddetti baccanali, eventi evocativi ispirati alle antiche tradizioni: banchetti medievali, i saloni del gusto, le fiere di vini e cibi, le sagre e le rievocazioni storiche. E anche incursioni gustative in località vicine al luogo che i visitatori raggiungono in occasione di mostre, grandi eventi, viaggi di lavoro. Infine i viaggi dedicati, quelli di vero e proprio turismo enogastronomico: qui primeggiano le vacanze brevi, short e long week-end, ponti festivi, solitamente in territori ad alta tipicità, tra visite delle cantine, degustazioni e cene tipiche.
T.o. specializzati e ‘formazione sensoriale’
Un prodotto che dunque esige attenzione anche per chi è chiamato a svolgere consulenza mirata. Come spiega ad esempio Franco Mioni di Salotto Europeo, Bologna: «Sia la clientela italiana che le agenzie di viaggi vanno educati al turismo enogastronomico, per il quale ancora molto si parla e poco si fa. Non esiste un turismo enogastronomico tout court, così come non è un’innovazione ma un’ovvietà parlare di turismo culturale. Il turismo è cultura, anche se un tempo molti operatori si meravigliavano di un laureato che lavorasse nel settore, e si chiedevano che c’entrassero la tavola e le tradizioni del territorio. I nostri ad esempio sono itinerari normali, con visite a monumenti, cattedrali, musei e borghi in zone meno conosciute di regioni già molto frequentate: Veneto, Toscana, Umbria in Italia o Provenza, Loira, Borgogna in Francia. Oppure in regioni meno consumate: Friuli, Marche, Lucania o Alvernia, Rodano – Alpi, Midi – Pirenei. I momenti di pranzo e cena hanno la stessa dignità degli altri: i luoghi, dall’osteria la bistrot all’agriturismo, al logis di campagna fino al ristorante stellato o al Château, fanno parte del tessuto storico e socio-economico locale. I piatti, le ricette ed i vini istruiscono anch’essi su tutto questo. La visita di una cantina gratifica quanto quella a un museo, lo stesso vale per le produzioni artigianali di tipicità della zona. La formazione sensoriale parte dall’esame visivo di un vino – intensità, limpidezza e gradualità dei colori – poi olfattivo e infine gustativo: aromi, acidità, tannicità, maturità, persistenza. Infine l’abbinamento cibo - vino: l’equilibrio, la piacevolezza, la soddisfazione dei sensi.
Provare per credere, e per vendere
Mario Orlandini, del t.o. ligure La Riviera dei Sogni Travel, crede fermamente nel valore della tipicità come ingrediente essenziale per la riuscita di un tour enogastronomico. «Noi organizziamo soprattutto degustazioni di valore – ci spiega – in Piemonte, Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna, per offrire anche esperienze sensoriali alla scoperta dei prodotti del territorio. E credo che l’educational sul posto sia il modo migliore per aiutare le agenzie di viaggi a intercettare questa clientela in costante evoluzione».
Altro operatore di punta in questo segmento è Made in Italy Tour Operator, brand di Anastasi Turismo, specializzato in viaggi di gruppo in pullman su itinerari enogastronomici. Grazie al network telematico focalizzato sul suo sito www.gruppi.it Made in Italy ha raggiunto lo scorso anno circa 500.000 presenze, in tour per gruppi precostituiti, tra gite scolastiche, percorsi in Europa, sagre, rievocazioni storiche e viaggi enogastronomici praticamente in ogni regione italiana, e in alcuni Paesi europei.
Ci sono, infine, i portali specializzati che possono diventare utili fonti di consultazione per le singole agenzie dettaglianti, in cerca di idee-viaggio di breve durata da proporre ai propri clienti. Come tourenogastronomici.it che contiene un vero e proprio calendario mensile di tutte le sagre e gli eventi legati al vino ed alla cucina tipica, dalla Sicilia al Veneto.
martedì 29 novembre 2011
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