Il numero di wine resort fa della Toscana
una delle destinazioni internazionali del turismo del vino di fascia
alta. «Per adesso non rappresenta tanto un elemento per attrarre
clienti, come è ad esempio il golf, quanto un canale prezioso per
offrire loro un'esperienza unica e aumentare la fedeltà», afferma Simone
Pallesi, amministratore delegato di Castiglion del Bosco, il luxury
wine resort di Massimo Ferragamo, presidente della Ferragamo Usa, nella
terra del Brunello di Montalcino (Siena), che abbraccia 1.800 ettari di
cui 63 a vigneto e 380 a seminativo, per un fatturato 2012 di 11,3
milioni. Dal 2003 a oggi Ferragamo ha investito un centinaio di milioni
per creare una struttura assolutamente esclusiva – hotel con 23 suite e
nove ville con piscina privata – dotata di campo da golf a 18 buche
progettato dall'architetto Tom Weiskopf (la 19ª buca è la Brunello hole
in mezzo alle vigne). E oggi può contare un patrimonio netto contabile
di 100 milioni e un debito di una trentina di milioni a lunga scadenza
«coerente con i tempi attesi di ritorno dell'investimento», spiega
Pallesi.
«La verità – aggiunge l'ad – è che questo
tipo di strutture non possono avere un leverage come quello precedente
al 2008», e che «è sbagliato ragionare su un ritorno economico più o
meno immediato: la cosa importante è renderle sostenibili con il flusso
di cassa». Il risultato dovrebbe essere centrato quest'anno, col decollo
della struttura dopo la revisione del modello di business (sono state
abolite le membership che davano diritto ai sottoscrittori di usare le
ville per alcune settimane all'anno).
Ma l'investimento in un wine resort di lusso
è considerato a lungo-lunghissimo termine anche da chi può far leva su
una gestione familiare e ha diluito nel tempo gli esborsi, arricchendo
progressivamente la proprietà. È il caso del Falconiere, il wine resort
di Cortona (Arezzo), 22 camere di charme e 22 ettari di vigneto
Sangiovese e Trebbiano in una tenuta di una sessantina, che è sul
mercato dal 1989 e che è condotto in prima persona da Riccardo e Silvia
Baracchi. «In una struttura come questa non si finisce mai di investire –
spiega Silvia Baracchi – perché andiamo avanti per step: c'è sempre
bisogno di aggiornarsi, di migliorarsi, di aggiungere un ettaro di
vigneto». Dodici anni fa è stata realizzata la cantina, che ha permesso
di produrre un ventaglio di vini di qualità e di «far conoscere a
visitatori che poco sanno del settore il lavoro che qui si svolge». Un
appeal importante per la scelta della vacanza, aggiunge Silvia Baracchi,
anche se il giudizio è netto: «Pensare oggi, da zero, a realizzare un
wine resort mi sembra un obiettivo alla portata solo di grandi
investitori».
FONTE: http://www.casa24.ilsole24ore.com/
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