martedì 18 gennaio 2011

Tour operator in difficoltà, attenzione a non creare allarmismo

Il Turismo outgoing, primo settore ad entrare in crisi e ultimo ad uscirne, continua a vivere momenti duri; questo però non autorizza nessuno ad allarmare il mercato con voci di possibili chiusure a breve, tantomeno senza fare i nomi.

Qualcuno crede di essere più furbo di altri e alle prime avvisaglie di difficoltà, vera o presunta, di un operatore, comincia a spargere quello che potrebbe essere definito il venticello della calunnia.
Questo qualcuno che si è auto eletto moralizzatore del mercato ha sempre le orecchie ben drizzate per recepire le voci, magari di semplice scontento, trasformarle in dubbi su questa o quell'azienda, amplificarle e quindi toccare i nervi scoperti di un mercato sempre in fibrillazione.
Tirare il sasso e nascondere la mano (per paura di incorrere in denunce penali) cioè parlare di aziende in difficoltà senza farne i nomi e senza circostanziare è una pratica fortemente scorretta che alimenta il sospetto nei confronti di tutte le aziende e genera situazioni di sfiducia incontrollata.
Certamente quello che stiamo vivendo è un momento molto particolare, la crisi ha colto molte aziende del settore "Turismo e Trasporto Aereo" in mezzo al guado, nel mentre cioè stavano riorganizzandosi per adeguare i loro standard operativi alle nuove tecnologie e alle nuove tendenze del pubblico che ormai tende alla fruizione immediata grazie al web.
Molte destinazioni turistiche poi sono deinite a rischio a causa di divergenze religiose.
Altre destinazioni, si veda ciò che sta accadendo in Tunisia in queste ore, da un giorno all'altro sono diventate "irraggiungibili",
Ci sono poi gli eventi naturali che, vedasi (solo con riferimento alle ultime settimane) Brasile, Filippine, Australia, Nord Europa, da un minuto all'altro sconvolgono qualsiasi programmazione e pianificazione.
I Tour Operator, per quanto possano avere le spalle forti, per quanto possano avere alle spalle soci solvibili, di fronte ad eventi ripetuti e prolungati nel tempo, non possono che accusare il colpo.
Senza mai dimenticare la crisi che da cinque anni morde il settore affievolendo sempre più i margini fino a, in molti casi, farli scomparire.
Tuttavia le aziende sane, cercano di resistere, lo fanno per restare sul mercato perchè vi operano magari da decenni, lo fanno per mantenere i posti di lavoro ma naturalmente lo fanno anche perchè sperano (come è lecito per le imprese) di tornare al profitto.
Quindi se qualcuno sa che una determinata azienda sta preparandosi alla bancarotta faccia il nome e descriva i comportamenti fraudolenti, altrimenti si astenga dal gettare fango su tutti i tour operator e dal turbare un mercato già di per se fin troppo stressato.

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